Migranti, Grandi (Unhcr): "Salvare vite è un imperativo umanitario"
MILANO - "Salvare vite è un imperativo umanitario. Aggredire le ong perché salvano vite umane è il bersaglio sbagliato". "L'Europa ha fallito, ha perso l'occasione di dare una risposta collettiva alla crisi umanitaria". "I grandi flussi di rifugiati generano paure comprensibili che vengono strumentalizzate: dobbiamo imparare a dialogare con chi vive queste paure". Sono i tre passaggi chiave della Lectio Magistralis che Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha tenuto all'Università Statale di Milano durante il convegno organizzato dalla Casa delle Carità "Accogliere emergenze, promuovere diritti".
"Sono ben 65 milioni i rifugiati nel mondo - ha detto -. Fuggono dal proprio paese per guerre, violazioni, malgoverno, criminalità. Il 90% non è accolto nei Paesi occidentali, ma in quelli vicini ai conflitti, spesso paesi poveri anch'essi". L'accoglienza e la protezione di chi fugge "sono una responsabilità internazionale" e riguarda "tutti gli stati". E non esiste una risposta unica a questi fenomeni. "Bisogna investire su tutta la filiera, su tutto il percorso che le persone in fuga compiono. Bisogna investire sull'accoglienza e sui corridoi umanitari" per sottrarre questi milioni di persone ai trafficanti che lucrano sulla loro disperazione. L'Alto commissario, che si è laureato proprio all'Università statale di Milano, ha anche elogiato il Comune per la grande marcia del 20 maggio "Insieme senza muri": "Sono fiero di appartenere a questa città", ha detto.
Di fronte ai conflitti e alle crisi umanitarie, "ci si deve chiedere quali sono le ragioni per cui milioni di persone preferiscono fuggire". E a livello internazionale "dobbiamo puntare di più sulla prevenzione dei conflitti". Perché è questa la via maestra per cercare di evitare che migliaia di persone ogni giorno siano costrette a fuggire in un altro Paese. "A questo proposito ci terrei anche a precisare una cosa. Si parla spesso di irregolari, ma un rifugiato per forza fugge irregolarmente dal suo Paese, altrimenti non scapperebbe. Il punto è chiedersi perché lo fa e di cosa ha bisogno". E non bisogna pensare solo a controllare le frontiere. "Sono appena tornato dalla Libia e al governo italiano l'ho detto chiaramente: non basta dare finanziamenti per rafforzare i controlli, ma anche per migliorare l'accoglienza. Altrimenti non serve a nulla".
Nella sua lectio magistralis, Filippo Grandi ha poi sottolineato l'importanza dell'integrazione istituzionale dei rifugiati. "In Canada chi arriva come rifugiato perde subito questa etichetta e viene definito 'new canadian'. Ecco gli stati devono prevedere anche iter veloci e certi di riconoscimento dei nuovi cittadini. L'integrazione sociale e istituzionale sono un fattore decisivo per dare benessere e sicurezza". (dp)