Migranti, Grasso: affido per i minori non accompagnati
Roma - "L'accoglienza non e' un'opzione, non e' un atto di liberalita', di generosita', una manifestazione di buon cuore: e' un dovere morale e giuridico fornire protezione alle persone che sono costrette a lasciare le proprie case e soccorrere chi e' in pericolo in mare. E gli europei dovrebbero sentire questo dovere piu' di altri perche', come ha detto Papa Francesco, l'Europa e' la patria dei diritti umani e chiunque vi metta piede deve poterlo sperimentare". Cosi' il presidente del Senato Pietro Grasso intervenendo al convegno 'La Carta di Roma, comunicazione e migranti: l'esempio di Lampedusa, terra di bellezze e crocevia dei popoli'. "In Italia- insiste Grasso- il principio dell'accoglienza e' scolpito nella nostra legge fondamentale in modo chiaro ed emozionante: l'art. 10 della Costituzione dice che lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Dunque non solo chi sia soggetto a persecuzione personale ma chiunque non possa godere, per qualsiasi ragione, delle liberta' democratiche previste dalla nostra Costituzione ha diritto all'accoglienza".
Il presidente del Senato Pietro Grasso si e' soffermato anche sul problema dei "minori non accompagnati: "Sono convinto che il modo migliore per affrontarlo sia attraverso istituti giuridici che gia' esistono, come l'affido alle famiglie, debitamente formate e seguite. Quale significato migliore di umanita' e accoglienza? E soprattutto- ha concluso Grasso- quale veicolo migliore per imparare la lingua e integrarsi che non quello dell'affetto di un ambiente sereno e accogliente?".
"I bassi tassi di fertilita' insieme al progressivo aumento della vita media stanno condannando l'Europa al declino, all'incapacita' di rinnovarsi, di creare lavoro e di progredire. Per questo, le migrazioni devono essere considerate come un'opportunita' per dare nuova forza al continente che invecchia". "Gia' oggi le comunita' immigrate in Italia e in Europa contribuiscono al benessere delle nostre societa', producendo molto piu' di quanto gli Stati membri non spendano per accogliere nuovi immigrati".
"A Lampedusa l'Europa o nasce o muore. O siamo capaci di essere davvero europei sin dal primo attimo in cui una persona in difficolta' bussa alla nostra porta, oppure siamo destinati ad un rapido declino, geopolitico e soprattutto morale". "Per questo- ha aggiunto- penso che quella di stamattina sia una bella occasione e un bellissimo luogo per riflettere insieme, lontano da strumentalizzazioni mediatiche e politiche, su quello che io considero un fenomeno strutturale, non un'emergenza e che come tale chiama a raccolta le componenti istituzionali e sociali del Paese, l'Unione europea e l'intera comunita' internazionale".
Ancora, "il primo sentimento che ho provato arrivando giovedi' sull'isola e' stato l'orgoglio. Appena atterrato ho avuto un incontro con il vice direttore esecutivo di Unicef, che associava al vostro lavoro e alla capacita' di accogliere di questa isola una parola bellissima: umanita'. Penso che non possa esserci un riconoscimento piu' alto per un popolo. Per questo ringrazio di cuore tutti coloro che con passione, competenza e... con umanita' a Lampedusa si dedicano ai diritti degli altri".
"A Lampedusa in questi due giorni ho vissuto dei momenti molto intensi - ricorda Grasso - Il primo al mio arrivo l'altro ieri, quando ho visitato la Porta dell'Europa: non l'avevo ancora vista ed e' stata, vi confesso, un'emozione fortissima, il luogo trasmette un carico di amarezza, di speranza e amore. Il secondo stamattina, durante lo sbarco di 125 migranti: nei loro occhi ho visto la sofferenza, la fatica ma anche la luce della speranza" .
"In questi due giorni a Lampedusa- ha poi detto Grasso- ho avuto modo di osservare un sistema di cooperazione che ha a disposizione straordinarie eccellenze umane in tutti i settori ma che deve essere migliorato dal punto di vista normativo e strutturale. Penso alla revisione delle norme di Dublino, ma anche a quella delle nostre procedure interne relative alla protezione internazionale che sono complesse e lente e poco flessibili. Penso alla bella esperienza dei corridoi umanitari che e' nata proprio qui, e che portano avanti le Chiese evangeliche e S. Egidio: un'esperienza da estendere e replicare".
Infine, "io sono di quella generazione nata durante la Seconda Guerra e sono cresciuto vedendo nell'Europa un'utopia che si e' realizzata lentamente davanti ai miei occhi. E sono cresciuto, come voi, guardando dal balcone di casa l'altra sponda e percependola dal mare non come un luogo di nemici di cui diffidare, ma come il completamento del nostro stesso essere europei e mediterranei. Io penso che oggi in Italia, in Europa, nel mondo si confrontano due concezioni di Europa, due idee di futuro, due filosofie di vita. Io non sono con chi si illude di potere preservare la propria sedicente superiorita' alzando muri, di mattoni, di odio e di ignoranza. Io credo al contrario che il nostro Paese abbia una responsabilita' speciale nel Mediterraneo e nel mondo, che deriva da quello che noi siamo, da dove veniamo: dalla nostra storia millenaria di crocevia di civilta', donne e uomini, e idee. Noi dobbiamo portare in Europa un progetto di futuro dove la coesione sociale non si costruisce attorno alla religione, all'etnia, alle inclinazioni personali, ma attorno alla solidarieta', all'impegno per il bene comune, alla dignita' umana. E Lampedusa, che e' nata da un pezzo di roccia africana e al tempo stesso e' italiana, siciliana, europea e mediterranea- ha concluso Grasso- e' il piu' bel posto al mondo dal quale insieme possiamo fare partire questo messaggio di liberta', pluralita' e umanita'". (DIRE)