Migranti: "grave" la situazione al Baobab, tende anche al Verano
ROMA – La piccola e stretta via Cupa non ce la fa più a contenere tutti e così le prime dieci tende sono state sistemate davanti alla facciata del cimitero monumentale del Verano. A Roma continua l’emergenza transitanti intorno alla stazione Tiburtina. In 150 ieri hanno dormito fuori dall’ex centro Baobab, sgomberato il 6 dicembre scorso, ma ancora punto di riferimento per i profughi che arrivano nella Capitale. Alcuni si sono sistemati all’interno delle tende da campeggio, da 4/6 posti sistemate sulla via, altri hanno dormito sui materassi buttati a terra. Alcuni di loro sono sbarcati in Italia da pochi giorni: ai piedi dei loro letti di fortuna ci sono le coperte isotermiche, quelle che la Guardia Costiera distribuisce ai migranti dopo averli salvati in mare e che ora molti di loro usano per ripararsi dal freddo della notte, mentre dormono senza riparo.
- Quasi tutti arrivano dal Corno d’Africa, Eritrea e Somalia. La maggior parte sono uomini giovani, come Merhawi, 25 anni. “Sono qui da tre giorni – racconta – nel mio paese la situazione è insostenibile. Sono laureato, sono partito per costruirmi un futuro migliore in Europa– aggiunge – . Tutti mi dicevano che Roma è come Asmara, immagino sia bellissima ma quello che vedo qui non è il massimo”. In tanti vogliono lasciare la città nel giro di qualche giorno, per raggiungere amici e parenti negli altri paesi europei. A preoccupare, però, sono le notizie che arrivano dal Brennero, temono di non poter oltrepassare il confine. “Io ci provo lo stesso – aggiunge M. 17 anni, somalo -. Se riesco vado in Germania dai miei parenti, lì mi dicono che si sta bene e c’è lavoro”.
Davanti al Baobab tanti sono i minori non accompagnati: la sera i volontari li accompagnano nelle strutture protette, come il centro A28 di via Tevere. Così non rischiano di dormire in situazione di promiscuità, ma durante il giorno molti di loro tornano a via Cupa per stare con gli amici. Da qualche giorno ci sono anche donne con bambini, anche molto piccoli: come A., che ha appena un anno. La mamma gli cambia il pannolino sul materasso buttato a terra sul ciglio della strada.“La situazione è sempre più difficile: ci sono tre bambini piccoli e una donna incinta – racconta Maria Di Criscio, una delle volontarie del Baobab -. Ieri abbiamo cucinato per 200 persone: ma da quando il centro è chiuso non possiamo preparare i pasti qui. Quindi ognuno prepara qualcosa a casa sua e lo porta già pronto. Ma non potremo andare avanti così per molto: stiamo chiedendo alle persone di portare solo scatolame, tonno, legumi, biscotti e latte a lunga conservazione. Oppure di portarci qualche pasto già cucinato. E’ un appello che rivolgiamo anche ai ristoranti: se ognuno di loro ci assicurasse un pasto in un giorno della settimana, ci aiuterebbe tantissimo. In questi giorni Casetta Rossa, a Garbatella, lo sta facendo, speriamo che altri seguano l’esempio”.
A preoccupare i volontari sono però le condizioni igieniche: per i migranti ci sono solo 4 bagni chimici sistemati lungo l’adiacente via Tiburtina. E che vengo usati per tutti i servizi igienici, anche per lavarsi. Si si stanno riscontrando anche i primi casi di scabbia, che vengono curati grazie al supporto delle associazioni di medici come Medu (Medici per i diritti umani). “I nostri volontari e la nostra clinica mobile continuano ad operare prestando assistenza sanitaria nella misura in cui è possibile farlo in condizioni alloggiative ed igienico-sanitarie disastrose – sottolinea il presidente dell’associazione Alberto Barbieri -. Difficile è impostare terapie di fronte a persone e corpi segnati da piaghe e ferite, debilitati da mesi di detenzione e violenze nell’inferno della Libia quando non è possibile assicurare neanche una doccia e minime condizioni igieniche”.
I volontari del Baobab oggi hanno lanciato anche un appello pubblico, in cui denunciano ancora una volta il silenzio delle istituzioni. Dopo lo sgombero avevano chiesto, infatti, una nuova struttura dove operare: l’ex Istituto Ittiogenico di Tiburtina. Ma il Comune di Roma non ha risposto alla proposta dei cittadini volontari: così alcuni attivisti del Baobab hanno provato ad occupare la struttura, ma sono stati subito sgomberati. “Siamo stanchi di vivere in perenne emergenza, stanchi dell'indifferenza delle istituzioni, alle quali ci sostituiamo da più di un anno, stanchi della disumanizzazione alla quale il migrante assiste ogni giorno, inerte e innocente, durante il suo transito nella Capitale – scrivono-. Ad oggi siamo a 150 presenze circa, senza una struttura, senza un'interlocuzione proficua con le amministrazioni preposte. I nostri ospiti sono in tenda, senza l'accesso ai servizi essenziali. Lavoriamo ogni giorno per arrangiare posti letto, cibo, aiuto sanitario e legale. Per strada manca tutto, anche la dignità”.
Intanto davanti al centro è tornato il via vai dei cittadini romani che arrivano portando cibi e vestiti. Come un anno fa, anche oggi, quotidianamente i volontari scrivono sulla loro pagina Facebook di cosa hanno bisogno e in molti spontaneamente si attivano. “Non è la prima volta che veniamo – racconta Giorgio, che ha portato in dono alcuni jeans, biscotti, latte e tonno – L’abbiamo fatto l’anno scorso, sentiamo il dovere di farlo oggi. Semplicemente perché è giusto: forse è banale dirlo ma è una questione di solidarietà e di dignità. Quello che è successo a queste persone un giorno potrebbe succedere a noi”. (ec)