Migranti, hotspot allo Zen di Palermo? "Nessuno lo vuole"
PALERMO - Allo Zen di Palermo per un costo complessivo di 7 milioni di euro è in progetto la nascita di un hotspot per i migranti che arrivano a Palermo che dovrebbe prevedere circa 400 posti, con tensostrutture temporanee. In tanti in queste ore, tra forze politiche e associazioni, hanno manifestato già tutta la loro contrarietà. In città attualmente ci sono 1800 migranti ospitati in realtà piccole, circa 250 minori non accompagnati e 29 mila persone con permesso di soggiorno che da decenni vivono e lavorano in città.
Il sindaco Leoluca Orlando ha chiesto al presidente del Consiglio comunale, Salvatore Orlando di prevedere quanto prima la discussione sul parere richiesto dalla Regione per la realizzazione dell' hotspot, assicurando la sua presenza al dibattito “per ribadire la contrarietà dell’amministrazione a questo progetto”. Tale impianto secondo l'amministrazione è contrario allo spirito e alla lettera della Carta di Palermo, oltre che essere in deroga agli strumenti urbanistici e ai vincoli paesaggistici. "L'amministrazione ritiene - sottolinea l'assessore alla cittadinanza sociale Giuseppe Mattina - che non sia conforme ai diritti umani e naturalmente al modello di accoglienza previsto dalla Carta di Palermo la realizzazione di un hotspot in nessuna parte del mondo e quindi neanche nella nostra città che fino a questo momento si è spesa diversamente per e con i migranti. Nel caso in questione anche se si potesse trattare non di un hotspot ma di un centro di indentificazione, riteniamo però che, alla luce delle politiche che farà il nuovo governo che si sta per formare, questo luogo potrebbe nostro malgrado trasformarsi in una realtà preposta a fare operazioni più pesanti e gravi nei confronti dei migranti rispetto a quello che si potrebbe preventivare. Questa nostra posizione è chiara ed è in linea sulla politica che finora abbiamo adottato".
"La Consulta per la pace, auspicando l’integrale rispetto degli standard previsti in materia di tutela dei diritti umani - si legge nella sua nota -, esprime riserve sul progetto del governo uscente di investire 7 milioni di euro per la costruzione di un hotspot allo Zen. Auspica pure che, al fine di scongiurare conflittualità e strumentalizzazioni venga attivata un’attenta procedura di ascolto degli organi del decentramento interessanti, della consulte della Pace e dei diritti umani come di quella delle culture, rappresentativa delle diverse comunità di cittadini migranti. Si auspica anche una maggiore determinazione da parte degli organismi dell’amministrazione onde scongiurare ben peggiori provvedimenti da parte del nascente governo a trazione leghista".
Oggi pomeriggio a Palazzo delle Aquile nella sala Rostagno Sinistra Comune organizza un incontro pubblico proprio per ribadire la sua piena contrarietà alla realizzazione di un hotspot. L'intenzione di Sinistra Comune è quella di coinvolgere la città, le associazioni ed organizzazioni operanti nel territorio in una iniziativa politica pubblica mirata a mettere a fuoco il progetto dell'hotspot e le ragioni della insindacabile contrarietà alla realizzazione della struttura. "Alla creazione dell'hotspot corrisponderebbe infatti una violazione dei diritti umani - dicono - e la negazione dello spirito di accoglienza nei confronti dei migranti. Sulla tutela dei diritti fondamentali della persona non ci possono essere margini di ambiguità né sono ammesse deroghe al nostro decennale impegno politico e sociale. Al riguardo, sarà analizzato e studiato l'atto deliberativo del Consiglio comunale. Infine, si metteranno a punto iniziative sociali per scongiurare il pericolo che l'hotspot a Fondo San Gabriele diventi realtà".
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Commissione antimafia siciliana Claudio Fava, deputato all'Ars dei 100 Passi che ha sottolineato pure come "l'hotspot per migranti vedrà la nostra più decisa opposizione. Al di là dell'apparente neutralità dell'etichetta burocratica, serve solo a riconsegnare a regimi non democratici migliaia di uomini e donne. Una pratica inaccettabile!”. Sull'argomento, considerato che sarebbe auspicabile anche un intervento autorevole e forte della Regione, Claudio Fava, che annuncia un'interrogazione parlamentare al Governo Musumeci. (set)