Migranti, i Centri antiviolenza dell'Emilia-Romagna bocciano il decreto Minniti
Bologna - Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell'Emilia-Romagna boccia, dopo la sua conversione in legge, il decreto Minniti-Orlando sull'immigrazione, per "le conseguenze sulla vita delle migranti, e per la violenza a cui queste donne nuovamente verranno sottoposte". Infatti, si legge in una nota, la norma "e' in contraddizione con la Convenzione di Istanbul, ratificata dal Governo italiano, che riconosce la violenza contro le donne basata sul genere come una forma di persecuzione ai sensi della Convenzione di Ginevra".
La legge Minniti, secondo il Coordinamento, viola la Convenzione "attraverso l'uso della videoregistrazione dell'audizione in Commissione territoriale, negando il fatto che le richiedenti protezione internazionale possano non volere o non poter rivelare gli atti di violenza subiti, e negando che essere riprese sarebbe per loro una violenza ulteriore". Inoltre, proseguono i centri antiviolenza, la Convenzione di Instanbul "prevede misure legislative per il rispetto del principio di non respingimento, e noi vogliamo che sia applicato questo diritto" per impedire che le migranti "siano rimandate in Paesi dove la loro vita potrebbe essere in pericolo, o dove potrebbero essere esposte a violenze in quanto donne". Infine, non mancano le critiche ai Centri per il rimpatrio previsti dalla legge, che "rappresentano un ampliamento di strutture in cui i diritti umani vengono continuamente violati, e in cui lo spazio per una donna e' privo del minimo indispensabile per sopravvivere dignitosamente". Il decreto, conclude il Coordinamento, "non fa altro che consolidare un sistema patriarcale, esponendo le migranti a una maggiore vulnerabilita' e violenze, e negando loro il diritto di autodeterminazione".
(DIRE)