Migranti, “i governi hanno bisogno di voti, ma il tema è transnazionale”
MILANO - L'Austria chiude le frontiere, il premier Renzi propone di bloccare i fondi verso i Paesi dell'est Europa restii ad accogliere i profughi: sono gli ultimi due episodi di un'Unione Europea che non riesce a trovare una politica comune sull'immigrazione. "Il problema è che i governi hanno bisogno dei voti dell'elettorato, mentre migrazioni e asilo sono temi transazionali - spiega Maurizio Ambrosini, docente dell'Università statale di Milano-. Finché si affrontano questi temi guardando solo al proprio Paese non si riuscirà mai ad andare oltre la propaganda". Per il docente e sociologo delle migrazioni "il dibattito di questi mesi è stato distorto anche da un'eccessiva emotività che è stata sfruttata politicamente".
"Guardiamo la situazione italiana – aggiunge -. Nel nostro Paese il numero di immigrati è stazionario. I rifugiati sono 170 mila circa su 5 milioni di stranieri regolari che lavorano e pagano le tasse. Eppure in qualsiasi bar sport della Penisola si pensa che ci sia un'invasione". Emotività e interessi elettorali dei politici "impediscono di inquadrare correttamente il problema prima ancora di affrontarlo".
Le tragedie dei naufraghi e le sofferenze delle migliaia di persone che premono sui confini dei Paesi europei potrebbero essere evitate "istituendo dei corridoi umanitari". "Non dobbiamo mai dimenticare che si tratta di donne, uomini e bambini in fuga da guerre. L'esodo dei siriani si fermerà quando ci sarà la pace in Siria. Quindi i governi dovrebbero impegnarsi di più per questo e nel frattempo si deve far di tutto per salvare più vite umane. La stragrande maggioranza dei profughi sono in Libano e in Turchia, non in Europa. Non si può far finta di niente e continuare a litigare sul numero di profughi da distribuire tra i Paesi dell'Unione Europea". (dp)