30 dicembre 2017 ore: 10:52
Immigrazione

Migranti, il 2017 è l'anno dello ius soli mancato e delle politiche restrittive

IL SOCIALE NEL 2017. L’esternalizzazione delle frontiere, il blocco delle partenze: l’anno appena trascorso verrà ricordato per la recrudescenza dei provvedimenti verso i cittadini stranieri. Intanto crescono gli italiani che lasciano il paese, e l’Italia torna ad essere un paese di emigrazione
Migranti. Ius soli. Ragazzini con magliette con scritta Sono nato qui

ROMA – Il 28 dicembre 2017 il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha sciolto le Camere, mettendo fine alle speranze di chi chiedeva di approvare in extremis la tanto attesa riforma della cittadinanza. Lo stesso giorno, poco prima dell’annuncio della fine della legislatura, si è tenuto l’ultimo consiglio dei ministri che ha dato il via libera alla missione italiana in Niger. Due eventi che ben esemplificano cosa è successo in questi 12 mesi sul fronte immigrazione: il 2017, infatti, può essere ricordato come l’anno dell’esternalizzazione delle frontiere, dell’accordo tra l’Italia e la Libia, delle politiche sempre più restrittive verso chi cerca di arrivare in Italia e in Europa. Ma anche per la mancata approvazione di una legge, quella che avrebbe introdotto in nel nostro paese lo ius soli temperato e lo ius culturae, ferma da due anni in Senato, e che non era mai stata così vicina dal vedere la luce

box Lo ius soli mancato: la fine di una riforma attesa da anni. “Non ci fermeremo. Nessuno può cancellare un milione di Italiani senza cittadinanza, soprattutto non un Senato e un Governo irresponsabili di fronte ai bambini d'Italia, presente e futuro del Paese. Si riparte con fiducia dall'Italia reale, dalle città, scuole e piazze” dicono i rappresentanti del movimento Italiani senza cittadinanza, che non nascondono però la forte delusione. Mai così accorato era stato l’appello del mondo dell’associazionismo, della cultura e della scuola per una legge da più parti considerata necessaria. Ora si riparte da un’incognita. Nella prossima legislatura la legge, duramente osteggiata dalle forze politiche di centro destra e non considerata essenziale dal movimento 5 stelle, potrebbe non entrare minimamente nell’agenda di governo. 

Dai decreti Minniti-Orlando al codice di condotta fino all’accordo con la Libia. Altre leggi e altri provvedimenti, invece, sono stati approvati. Tra gli eventi più significativi: l’entrata in vigore dei decreti Minniti e Orlando nati con l’obiettivo dichiarato dei due ministri di snellire le procedure per il riconoscimento della protezione internazionale, accelerare i rimpatri e assicurare regole certe per l’accoglienza. Ma nei fatti si portano dietro un coro di critiche: tutte le organizzazioni umanitarie che si occupano di diritto dell’immigrazione hanno contestato l’iniziativa, parlando di "una mossa elettorale che insegue la destra nella criminalizzazione dell’immigrazione". In particolare, in fatto di asilo il punto più critico è l’eliminazione dell’appello, e cioè di uno dei tre gradi di giudizio previsti dal nostro ordinamento anche per controversie civili minime. In caso di mancata protezione internazionale, il richiedente asilo che voglia fare ricorso contro il provvedimento rilasciato dalle commissioni territoriali potrà, dunque, solo ricorrere in Cassazione. Ma a caratterizzare il 2017 sono stati anche altri due interventi fondamentali: il codice di condotta imposto dal governo alle ong che operano nel salvataggio in mare, (e che è arrivato alla fine di una campagna mediatica di vera e propria criminalizzazione delle organizzazioni umanitarie) e dall’accordo stretto dal nostro paese con la Libia, per fermare il flusso dei migranti verso il nostro paese. Nello specifico il memorandum firmato dai due paesi pone come obiettivo la cooperazione per il sostegno alle istituzioni di sicurezza e militari libiche per arginare i flussi di migranti illegali. L’Italia, dunque, fornisce supporto tecnico e tecnologico alla Guardia costiera libica. l’accordo è stato duramente criticato perché le persone che non riescono a partire o vengono riportate indietro restano nell’inferno dei campi di detenzione libici. Per Mattia Toaldo, analista dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr) di Londra ed esperto di Libia, si tratta di un patto che “regala l’immunità ai contrabbandieri a danno dei migranti”. Non solo, ma le conseguenze dell’accordo sono state rese note anche dalle parole del volontario italiano Gennaro Giudetti, che a bordo dell’ong Sea Watch ha potuto testimoniare i metodi della Guardia costiera libica. Infine, un servizio della Cnn ha mostrato al mondo un vero e proprio “mercato di schiavi” all’interno dei centri libici. Dopo la pubblicazione del documento choc, l’Unhcr ha evacuato una parte dei rifugiati in Niger per poi ricollocare i richiedenti asilo in altri paesi come l’Italia. Altri migranti sono stati fatti uscire dal paese attraverso un programma di rimpatrio assistito. 

Meno immigrati più emigranti. In fatto di numeri, proprio in conseguenza dell’accordo con Tripoli il 2017 si chiude con un numero di sbarchi molto inferiore alla media degli altri anni: sono infatti 119.310 i migranti arrivati nel nostro paese via mare (dato aggiornato al 29 dicembre 2017, fonte ministero dell’Interno) il 33 per cento in meno rispetto al 2016 quando il numero aveva superato quota 180 mila. Di contro, secondo l’ultimo dossier immigrazione curato da Idos il nostro paese sta ridiventando sempre più un paese di emigrazione: secondo le registrazioni anagrafiche gli italiani emigrati all’estero nel 2016 sono 104 mila (fonte Istat da dati Aire), realisticamente gli espatri sono stati almeno due volte e mezzo di più, 285 mila se non 300 mila. I ricercatori hanno confrontato le registrazioni anagrafiche con gli arrivi nei Paesi di maggiore destinazione degli italiani, la Germania e la Gran Bretagna. “Molto spesso chi lascia il nostro Paese non si registra all’Aire né si cancella dall’anagrafe in Italia. Per questo abbiamo cercato di capire meglio quanti siano effettivamente gli emigrati italiani negli altri Paesi. Abbiamo chiesto alle altre nazioni e il dato che prudentemente abbiamo stimato è di 285 mila persone, ma potrebbero essere di più – sottolinea Antonio Ricci, curatore del Dossier -. Si tratta di giovani che hanno studiato e che molto spesso hanno voglia di confrontarsi con il mercato europeo che offre maggiori opportunità. In questo momento in tanti sono scoraggiati dal restare in Italia, dove la crescita economica va a rilento” "Non ci sono invasori, l'immigrazione nel nostro paese non è una condanna - aggiunge Ugo Melchionda presidente di Idos -. La vera emergenza oggi è la narrazione che se ne fa”. 

Alcune buone notizie. Nel corso dell’anno ha visto la luce dopo anni di attesa la legge Zampa, che tutela i minori stranieri non accompagnati: dalle procedure per l’identificazione e l’accertamento dell’età agli standard dell’accoglienza, dalla promozione dell’affido familiare alla figura del tutore, dalle cure sanitarie all’accesso all’istruzione. Uno dei provvedimenti legislativi più importanti approvati, e salutato con favore da tutte le organizzazioni ed associazioni che si occupano del tema. Nel 2017 è stato approvato anche il piano integrazione per i titolari di protezione internazionale: dall’accesso alle cure a quello alla casa. Il piano è stato presentato un mese dopo lo sgombero dei rifugiati di piazza Indipendenza, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo. (ec)

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