Migranti. Il Garante: “Rimpatri forzati non risolutivi, investire su quelli volontari assistiti”
ROMA - Si è svolto ieri presso l’Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati il convegno internazionale "La tutela dei diritti fondamentali nelle operazioni di rimpatrio forzato in una dimensione europea" organizzato dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale nell’ambito del Progetto “Implementazione di un sistema di monitoraggio dei rimpatri forzati", finanziato dal Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami). Al centro dell’incontro le garanzie per le persone destinatarie di un provvedimento di rimpatrio nella fase della sua esecuzione. Ne hanno discusso, per la prima volta insieme, il Garante nazionale Mauro Palma, la presidente del Sottocomitato Onu per la prevenzione della tortura, Suzanne Jabbour, e il presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, Alan Mitchell, cioè le persone che guidano le tre Autorità indipendenti che, per legge, esercitano la vigilanza su tutti i luoghi di privazione della libertà e sui diritti delle persone in esse ristrette.
In occasione della conferenza il Garante nazionale ha avuto modo di analizzare i dati, forniti dal ministero dell’Interno, sui rimpatri forzati in Italia nel 2023. L’andamento al 31 agosto (2293) è in linea con quello di tutto il 2022 (3275), e il numero di persone rimpatriate alla fine dell’anno dovrebbe attestarsi intorno a quello dell’anno scorso nonostante il considerevole incremento degli arrivi registrati quest’anno.
I paesi di arrivo dei rimpatri forzato sono stati prevalentemente la Tunisia, 1441 persone al 31 agosto 2023, mentre nel 2022 erano state 2308; l’Albania, 362 persone al 31 agosto 2023 contro le 518 di tutto il 2022 e l’Egitto, 212 persone al 31 agosto 2023 contro le 329 di tutto il 2022.