Migranti, il nuovo “stop and go” dei trafficanti. Oim: salvataggi più difficili
ROMA – Arrivi massicci concentrati in poche ore. Barconi riempiti fino all’ultimo centimetro e fatti partire tutti insieme appena le condizioni meteo sembrano più favorevoli. E’ questa la nuova modalità operativa, stop and go, utilizzata dai trafficanti di esseri umani, che sta rendendo sempre più difficile le operazioni di soccorso della Guardia costiera italiana nel Canale di Sicilia. A lanciare l’allarme è l’Oim (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni). “Così sarà sempre più difficile salvare vite umane”, sottolinea il portavoce Flavio Di Giacomo.
- Solo nell’ultimo week end si registra un naufragio con almeno 10 persone morte. Mentre sono 5600 i migranti soccorsi: 4.127 sono sbarcati oggi, mentre 1.500 sono attesi per domani. “L’ultima stima sugli arrivi che abbiamo è riferita al 30 aprile: in quella data sono arrivate sulle nostre coste circa 26mila persone, un dato sostanzialmente in linea con quello dello scorso anno – spiega Di Giacomo -. Con gli ultimi sbarchi di questo fine settimana il dato sale a 30mila. Ma a cambiare rispetto al 2014 sono sostanzialmente due cose: da una parte il numero dei morti, ne dobbiamo contare 1700 quest’anno contro i 96 del 2014. Ma anche le modalità degli arrivi: quest’anno, infatti, siamo di fronte a una situazione del tutto nuova, con il ripetersi di sbarchi massici concentrati nel giro di pochi giorni. E’ successo a metà aprile con 11mila persone arrivate in sei giorni, ed è successo di nuovo in queste ore, con 5600 persone soccorse nell’ultimo fine settimana”. Questo, secondo l’Oim, è dovuto a una modalità di organizzazione dei trafficanti, che approfittano del bel tempo e si organizzano per partenze massicce. “La differenza però è sostanziale perché è sempre più difficile per la Guardia costiera salvare tutte queste persone. Solo tra sabato e domenica ha dovuto rispondere a 17 chiamate di soccorso contemporanee – aggiunge - L’anno scorso avevamo lo stesso numero di sbarchi, ma con arrivi meno ravvicinati e con Mare nostrum che pattugliava le acque internazionali. Ora la Guardia costiera si trova nella situazione di fare i salti mortali”.
Triton a 30 miglia: “L’intervento è ancora tutto italiano”. Le persone salvate nelle ultime ore sono arrivate in Italia su imbarcazioni della Guardia costiera, della Finanza, della Marina militare italiana e su navi mercantili di privati. “Allo stato attuale il coordinamento delle operazioni è ancora tutto in mano alla Guardia costiera – spiega Di Giacomo - questo perché tutte le chiamate di soccorso arrivano da imbarcazioni che si trovano ben oltre il limite delle trenta miglia, in cui opera Triton. La maggior parte addirittura chiama i soccorsi a 100 miglia dalle coste italiane. Nessuna chiamata ci risulta invece dentro il limite delle 30 – spiega -. Secondo noi è arrivato il momento di chiarire se Triton una volta rafforzato con nuove imbarcazioni si sposterà oltre questo limite, oppure manterrà il proprio mandato. Perché se ci fosse un’imbarcazione che sta affondando a 100 miglia, anche se le navi di Triton decideranno di andare in soccorso, rimanendo così vicine alle coste italiane, impiegherebbero troppo tempo per arrivare”.
Difficile la gestione della prima accoglienza. Il numero alto di arrivi in pochi giorni sta rendendo operativamente difficile anche la gestione della prima accoglienza, soprattutto In Sicilia. “Non siamo in una situazione di emergenza in termini di numeri, perché con 30mila persone arrivate non si può parlare certo di un’invasione – conclude Di Giacomo -. Ma la primissima accoglienza in queste ore è operativamente molto difficile. Tutti stanno facendo del loro meglio, ma ci sono effettivamente delle difficoltà a dare un’ accoglienza adeguata quando si tratta di gestire questi flussi improvvisi così importanti”. (ec)