Migranti. Il Papa: respingerli è guerra, si chiama uccidere
Roma - "Il conflitto si risolve con il rispetto delle identità. Noi vediamo quando guardiamo la tv o sui giornali conflitti che non si sanno risolvere e finiscono in guerre. Una cultura non tollera l'altra. Pensiamo a quei fratelli nostri del Rohingya che sono stati cacciati via da un Paese, da un altro, e poi da un altro, e vanno sul mare. Quando arrivano a un porto, a una spiaggia, gli danno un po' d'acqua, un po' da mangiare e li cacciano via sul mare. Questo è un conflitto non risolto, questo è' guerra, questo si chiama violenza, si chiama uccidere". Lo ha detto Papa Francesco ai ragazzi del Meg, il Movimento eucaristico giovanile, ricevuti in udienza nell''Aula Paolo VI in Vaticano. Il Papa ha spiegato che "anche i conflitti possono farci bene perchè ci fanno capire le differenze, ci fanno capire come sono le cose diverse e ci fanno capire che se non troviamo una soluzione che risolva questo conflitto ci sara'' una vita di guerra. Il conflitto- ha sottolineato- per essere ben assunto deve essere orientato verso l''unita'' e una societa'' che ha tante culture diverse dentro deve cercare l''unita'', ma nel rispetto di ogni identità".
E' vero- ha poi aggiunto- se io ho un conflitto con te e ti uccido, e'' finito il conflitto, ma quello non e'' il cammino. Se tante identita'' culturali, religiose, vivono insieme in un paese ci saranno i conflitti, ma soltanto con il rispetto dell''identita'' dell''altro si risolve il conflitto, le tensioni. I veri conflitti sociali e anche culturali si risolvono con il dialogo ma prima con il rispetto all''identita dell''altra persona". E fa l''esempio del Medio Oriente dove "stiamo vedendo che tanta gente non e'' rispettata, le minoranze religiose, i cristiani, ma non solo, non sono rispettati e tante volte sono uccisi e perseguitati. Perche''? Perche'' non si rispetta la loro identita''" (DIRE)