Migranti in casa per aiutare le persone disabili, “Bologna guardi a Trento”
BOLOGNA – Affidare i malati psichiatrici alle cure dei richiedenti asilo, in cambio di un contributo economico che può arrivare a superare i 700 euro al mese. Il Pd di Bologna guarda al modello Trento per portare anche sotto le Due torri nuove esperienze di accoglienza dei profughi. A proporlo è la dem Isabella Angiuli, intervenuta ieri in Consiglio comunale di Bologna per lanciare l’idea. “A mio avviso – sostiene Angiuli – vista anche l’emergenza migranti che la nostra città certamente si troverà a gestire nei prossimi mesi e anni, è necessario che progetti come questo vengano messi in cantiere e da subito anche a Bologna”. L’esponente Pd raccoglierà “tutta la documentazione di supporto per poter favorire la replicazione del progetto a Bologna con i necessari adeguamenti, coinvolgendo nei prossimi giorni anche all’assessore Luca Rizzo Nervo”, titolare della delega al Welfare. Secondo Angiuli, del resto, “il futuro sarà sempre meno delle comunità ad alta protezione, costosissime e di scarsa utilità, e sempre più di queste forme imperniate sull’accoglienza e la convivenza tra pari. Il valore aggiunto è proprio l’integrazione reale e sul campo fra sociale e sanitario. Per questo auspico che la città di Bologna, già così attiva nelle progettualità a sostegno del sociale, possa guardare a questo progetto con grande attenzione e replicarlo anche qui”.
A Trento il progetto di far convivere in case private profughi e persone con problemi psichiatrici va avanti dal 2012, in seguito alla prima emergenza libica. I profughi e richiedenti asilo vengono segnalati dal circuito Sprar, seguono un corso di formazione e un tirocinio per poi vivono insieme a persone con problemi psichiatrici o emarginati, ricevendo dal Comune un contributo mensile. “Le persone firmano un patto e vanno a vivere insieme – spiega Angiuli – in case vere di cui curano la gestione quotidiana”. E a quanto pare, il progetto dà i suoi frutti. “Una persona che trascorreva più tempo in ospedale che fuori ha ridotto i ricoveri a cinque o sei all’anno – racconta la dem – un’altra è riuscita a costruire un vero e proprio progetto di vita indipendente e gli accoglienti sono diventati ‘badanti’ con contratti regolari”.
Si tratta insomma di un “modello vincente”, ma anche per il Comune “l’esito è sorprendente – afferma Angiuli – il focus dev’essere la qualità della vita dei cittadini e solo per questo il progetto sarebbe vincente, tuttavia la riduzione di costi è talmente evidente che è impossibile tornare indietro. Con il contributo massimo si arriva a 23 euro al giorno, contro gli almeno 100 euro di qualsiasi struttura assistenziale”. E mentre Bologna ci pensa, Trento sta già salendo il gradino successivo. “Dalle prime convivenze sperimentali fatte tra richiedenti asilo e persone dell''area salute mentale – riferisce Angiuli – il 2015-2016 è stato l’anno dell’introduzione di nuove forme di assistenza”. Ad esempio, la “convivenza diurna” con persone che hanno bisogno di un sostegno solo in alcune ore della giornata, e il “coinvolgimento di nuovi target: anziani, minori e persone con disabilità, anche in vista del ‘dopo di noi’. Anche alcuni italiani hanno fatto il corso”, sottolinea la consigliera comunale Pd. (Dire)