21 febbraio 2018 ore: 11:12
Immigrazione

Migranti in fuga nel mondo, arrivi in calo: ecco le rotte (pericolose e precarie)

Presentato il rapporto "Il Diritto d’asilo. Accogliere, proteggere, promuovere, integrare" della Fondazione Migrantes. Nel 2016 65,6 milioni di persone sradicate dai luoghi di residenza e vita. Mediterraneo, la ”frontiera più letale del mondo” (5.143 vittime)
Asilo Migrantes - copertina
Asilo Migrantes - copertina

ROMA - Nel 2016 nel mondo 65,6 milioni di persone sono state sradicate dai luoghi di residenza e di vita ( dati Unhcr). Si tratta del numero più alto registrato dopo la seconda guerra mondiale: quasi 10,3 milioni di persone hanno dovuto lasciare la loro casa a causa di guerre e forte tensioni tra la fine del 2015 e la fine del 2016, cioè circa 20 persone al minuto, metà delle quali di minore età. Lo ricorda il rapporto “Il Diritto d’asilo. Accogliere, proteggere, promuovere, integrare”, lo studio che la Fondazione Migrantes dedica al mondo dei richiedenti asilo e rifugiati per il secondo anno consecutivo e  che presenta questa mattina a Ferrara. Nel 2016 sono 22,5 milioni i rifugiati fuori dal loro paese di origine; 40,3 milioni gli  sfollati interni fuggiti da guerre o persecuzioni; 2,8 milioni di nuove domande d’asilo presentate nello stesso anno (il dato più recente parla di un nuovo record di richieste d'asilo: 130 mila nel 2017, Ismu su dati del Ministero dell'Interno).

Il titolo del rapporto rimanda  a quattro parole (accogliere, proteggere, promuovere, integrare) che fanno da sfondo alle analisi, ai dati e alle proposte del Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (celebrata il 14 gennaio 2018), sulle quali  gli osservatori si interrogano in termini di politiche e azioni concrete. Il rapporto segnala alcune prassi e progettualità che già all’interno e all’esterno della Chiesa stanno andando verso una direzione non solo di accoglienza e protezione, ma anche di incontro e scambio e dedica un focus specifico all’accoglienza in famiglia. “Una pratica e una progettualità che ha una storia quasi decennale in Italia, iniziata dal basso, dalla volontà e dall’intuizione di pochi, come spesso accade in questo campo”, sottolineano gli osservatori, e che “ha le potenzialità per diventare molto più diffusa e per far crescere nuove possibilità di incontro e di relazione”, aumentando “spazi di comprensione e solidarietà, invece che di chiusura e contrapposizione, di cui hanno così tanto bisogno sia il nostro paese che l’Europa”. 

Secondo il rapporto - che incrocia dati dell’Unhcr e dello Iom - nel 2017 hanno raggiunto via mare l’Europa 171.694 migranti e rifugiati, attraverso le “rotte precarie e sempre più chiuse del Mediterraneo orientale, centrale e occidentale”. Nel 2016 erano stati 363.504 e ben 1.011.712 nel 2015.  Gli arrivi sono aumentati solo nel Mediterraneo occidentale: secondo i dati (ancora provvisori) forniti da Frontex a inizio gennaio 2018, il totale delle persone entrate in maniera irregolare in Europa nel corso di tutto il 2017 attraverso tutte le rotte si è fermato a 204.300, ovvero il 60% rispetto al 2016. Anche gli arrivi in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale hanno subìto una flessione significativa del 34%. Infatti le persone arrivate su quella rotta, quindi soprattutto in Italia, sono state nel 2017 circa 119 mila rispetto alle 181.126 dell’anno precedente, tornando a un livello pre-2014. Mentre nella rotta del Mediterraneo orientale le persone in arrivo via mare o via terra nel 2017 sono state in totale 41.700, neanche un quarto cioè di quelle registrate nel 2016. Attraverso la rotta del Mediterraneo occidentale, invece, il fenomeno ha ripreso a crescere, pur rappresentando ben poca cosa in termini assoluti rispetto al resto dei flussi. Quindi nel 2017 gli arrivi in Spagna dal Nord Africa, soprattutto dal Marocco, sono raddoppiati rispetto al 2016 attestandosi su quota 22.900. 

Asilo Migrantes - Tab. morti

Mediterraneo, la ”frontiera  più letale del mondo”. La rotta del Mediterraneo ha mantenuto il suo triste primato del maggior numero di vittime: 5.143 nel 2016 contro le 3.771 del 2015, mentre nel 2017 il dato è sceso a 3.119. Rispetto al 2016 è aumetata, sia pure di poco, l’incidenza dei morti sul totale di coloro che si sono imbarcati: oggi perdono la vita nelle acque del Mare Nostrum (ma si tratta sempre di stime per difetto) quasi 2 persone ogni 100 partite, mentre nel 2016 il dato si era attestato su poco più di una su 100. “La cifra di 5.143 morti nel Mediterraneo nel 2016 – si legge - diventa tanto più grave se si mette in relazione al flusso di circa 360.000 persone in ingresso in Europa per quella via, cioè a un numero molto inferiore rispetto al più di 1 milione registrato nel 2015, quando però i morti si erano fermati a 3.770. Il numero dei morti nel Mediterraneo, quindi, nel 2016 è aumentato nonostante gli arrivi si siano ridotti di quasi due terzi. Riguardo invece al numero totale dei morti sulle rotte dei migranti durante il 2017, secondo i dati Iom, hanno perso la vita 5.362 persone nel mondo.

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