25 ottobre 2018 ore: 10:10
Immigrazione

Migranti in Italia, la metà sono europei. In aumento chi si trasferisce all’estero

Lo dice il dossier statistico Immigrazione 2018. Secondo i ricercatori sempre più italiani e stranieri stanno emigrando: “Non è un paese per giovani”
Migranti in partenza, rimpatri - SITO NUOVO

ROMA - Gli oltre 5 milioni di stranieri che risiedono in Italia provengono da quasi 200 diversi paesi del mondo. Per la metà (2,6 milioni) sono cittadini di un paese europeo (di cui 1,6 milioni, pari al 30%, comunitari), mentre un quinto (1 milione) viene dall’Africa e una quota solo di poco inferiore dall’Asia. Gli americani sono circa 370.000 (7,2%), per lo più cittadini latino-americani (6,9%). I romeni costituiscono la collettività di gran lunga più numerosa (1.190.000 persone, pari al 23,1% di tutti i residenti stranieri), seguiti da albanesi (440mila e 8,6%), marocchini (417mila e 8,1%), cinesi (291mila e 5,7%) e ucraini (237mila e 4,6%). Queste prime 5 collettività coprono la metà (50,1%) dell’intera presenza straniera in Italia, mentre le prime 10 (per arrivare alle quali occorre aggiungere, nell’ordine, Filippine, India, Bangladesh, Moldavia ed Egitto) arrivano a poco meno dei due terzi (63,7%). Lo rileva il dossier Immigrazione 2018 di Idos, realizzato insieme a Confronti e Unar, e presentato oggi a Roma.

La maggior parte dei residenti stranieri risiede al Centro-nord (83,1%), con il Nord Ovest che ne detiene la percentuale più elevata (33,6%). In particolare la regione che conta la presenza più numerosa è la Lombardia (1.154.000 residenti stranieri, il 22,9% del totale nazionale), seguita da Lazio (oltre 679.000 e 13,5%), Emilia Romagna (536.000 e 10,6%, cui si aggiunge il primato della incidenza più alta, a livello nazionale, sulla popolazione complessiva: 12,0%), Veneto (più di 487.000 e 9,7%) e Piemonte (circa 424.000 e 8,4%). Nella sola Città metropolitana di Roma si concentra il 10,8% di tutti gli stranieri residenti in Italia (557.000 individui), in quella di Milano un ulteriore 8,9% (459.000) e in quella di Torino un altro 4,3% (220.000).

Tra le caratteristiche rilevate dal dossier il fatto che in Italia il numero dei nati da genitori entrambi stranieri diminuisce costantemente di anno in anno dal 2013: si è infatti passati da poco meno di 82.000 nel 2012 a quasi 68.000 nel 2017, sebbene – per il fatto che anche la popolazione italiana conosce un progressivo declino della natalità – l’incidenza dei nuovi nati stranieri si mantenga stabile a circa un settimo di tutte le nascite annue del paese (14,8% nel 2017). Questo graduale adeguamento della popolazione immigrata ai comportamenti riproduttivi della popolazione autoctona ha tuttavia comportato che il tasso di fecondità delle donne straniere, pur restando più alto – come già visto – di quello delle italiane, da qualche anno è sceso al di sotto della “soglia di sostituzione” (2,1 figli per donna fertile), per cui il loro sostegno alla natalità generale del paese sarà sempre meno consistente, con ripercussioni sul sistema di ricambio generazionale a livello produttivo e previdenziale.

Un secondo aspetto rilevante è che, in questi recentissimi anni, appare in crescita il numero di persone che lasciano l’Italia per trasferirsi all’estero, non solo italiane ma anche straniere (queste ultime, stando al dato – sottodimensionato – delle cancellazioni anagrafiche per l’estero, sono state 41.000 nel 2017) o italiane di origine straniera, cioè diventate italiane per acquisizione della cittadinanza (32.000, contro le circa 27.000 del 2016). In generale, mentre i cittadini italiani di origine asiatica lasciano l’Italia per trasferirsi per lo più in un altro paese Ue, i nativi dell’America Latina tendono invece a tornare nel proprio paese d’origine. In ogni caso, questa circostanza, insieme alla precedente, sembra preoccupantemente mostrare come, italiani o stranieri che siano, l’Italia è sempre meno un paese per giovani.

 

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