Migranti, in Lombardia l’accoglienza regge solo grazie al terzo settore
Foto: Emiliano Mancuso/Contrasto
MILANO - I prefetti sono in affanno e i sindaci guardano dall'altra parte. L'accoglienza di quasi 5 mila profughi in Lombardia regge solo grazie al terzo settore, agli alberghi alla ricerca di posti letto da occupare e alle prefetture. Salvo rare eccezioni, sono pochi i comuni che mettono a disposizione strutture e che si impegnano direttamente, almeno garantendo la regia degli aiuti messi in campo dal volontariato. L'effetto Maroni si fa sentire: il governatore della Lombardia ha infatti ripetuto più volte (anche oggi) "Noi qui abbiamo già dato e non c'è posto più per nessuno".
- In provincia di Brescia, su 206 comuni sono una trentina quelli che collaborano attivamente con la Prefettura, grazie a un protocollo sottoscritto. In provincia di Varese su 140 municipi appena una decina. A Lodi un comune su 61. A Mantova 2 su 70. Milano finora si è comportata in maniera diversa. Nelle strutture di prima accoglienza ci sono circa 600 posti destinati a quelli che sono stati identificati e che richiederanno asilo. Ma dall'ottobre 2013 Comune e terzo settore hanno anche assistito alla Stazione centrale e tramite strutture comunali o del volontariato oltre 57mila profughi in transito, che hanno lasciato la città dopo pochi giorni con destinazione Nord Europa.
"Siamo in affanno, non c'è mai la possibilità di programmare -ammette Sara Morrone, vice prefetto aggiunto di Pavia-. Attualmente ospitiamo 460 migranti e al momento gli 80 posti in più (chiesti a ogni provincia dal ministro dell'Interno Angelino Alfano, ndr) non li abbiamo. Il Prefetto ha fatto un appello ai sindaci, vorremmo realizzare un'accoglienza diffusa, con 4 o 5 migranti per comune, così da ridurre l'impatto sociale e permettere una migliore integrazione". A Lodi per il prefetto Antonio Corona "stiamo ormai grattando il fondo della pentola": i profughi presenti sono 180. "Stiamo implorando i sindaci a prenderne qualcuno -aggiunge il Prefetto-. Solo il comune di Cervignano d'Adda (2.100 abitanti) ci sta aiutando ospitandone quattro".
La reticenza dei sindaci ad accogliere in prima persona i profughi, costringe le Prefetture ad affidarsi, oltre che al terzo settore, alle strutture alberghiere. "In provincia di Brescia i due terzi dei 600 posti di accoglienza sono stati aperti in alberghi e residence" conferma Elia Clemente della Cgil. I bandi prevedono, anche per pensioni e hotel, l'obbligo di fornire, attraverso cooperative sociali o volontariato specializzato, un'assistenza sociale agli ospiti (dai corsi di lingua alla consulenza per la presentazione della richiesta d'asilo). Prezzo giornaliero pagato a chi li ospita: 35 euro. (dp/lb)