4 agosto 2017 ore: 15:13
Immigrazione

Migranti, in piazza a Mondello per dire basta alle morti in mare

Manifestazione per riaffermare diritti e responsabilità. Forum antirazzista di Palermo ed Emmaus: "É ora di aprire gli occhi e assumersi le responsabilità etiche e politiche perché le nostre frontiere sono insanguinate"
Mondello manifestazione morti in mare
I manifestanti nella piazza di Mondello

PALERMO - "Per i nuovi desaparecidos, i morti e i dispersi nel Mediterraneo a causa delle politiche europee, per non rimanere in silenzio e per testimoniare solidarietà alle ong che salvano vite umane in mare". Con questo messaggio forte, ieri sera, nella piazza di Mondello, salotto estivo della città, il Forum Antirazzista Palermo Senza Frontiere insieme ad Emmaus Palermo hanno manifestato in memoria di tutti i migranti morti (33 mila quelli accertati nel Mediterraneo) e dispersi, ma anche a sostegno dei vivi  contro tutti i muri e tutte le chiusure nazionali ed internazionali che generano odio.  

Nella piazza l'elenco dei nomi dei migranti morti in mare e tante barchette di carta; i giovani del campo di volontariato Emmaus hanno indossato dei grandi sacchi neri simulando la morte. Il gesto molto forte, simbolico e significativo, ha spinto molti turisti e cittadini a fermarsi per chiedere informazioni.

"Vengo da Torino e per me questo è il secondo campo di volontariato che faccio con Emmaus - dice Sabrina -. Questo gesto forte in memoria degli immigrati mi ha fatto immedesimare nella morte che oggi però vuole gridare alla vita. C'è bisogno di fare conoscere la verità perché pur nella difficoltà che stiamo vivendo non sempre ci viene fornita un'informazione corretta". A partecipare al momento di sensibilizzazione sociale sono stati anche due giovani neomaggiorenni ospiti di un Cas del trapanese. "Sono arrivato in Italia perché avevo problemi nel mio Paese - dice il giovane Alhagie del Gambia -. Ringrazio l'Italia per avermi salvato la vita. E' molto importante ricordare le persone morte perché questo non succeda più. Non so ancora quale sarà il mio futuro ma spero bene perchè sono in attesa che la commissione valuti la mia richiesta di asilo".

"Tutti coloro che hanno fatto la scelta di impegnarsi per sostenere chi cerca la vita - afferma il padre comboniano Domenico Guarino - devono stare molto attenti a quello che oggi sta avvenendo che, oltre a calpestare i diritti umani, getta fango su chi opera il bene con altruismo. Purtroppo il grande problema, nostro e della politica, è che siamo passati ad uno stato di campagna elettorale permanente che porta a sacrificare i grandi valori a favore di alleanze per interessi di potere. E' assurdo che ancora oggi chi cerca di fare il bene, salvando vite, venga criminalizzato per il reato di altruismo. E' logico che ci sono degli accordi che vanno rispettati ma davanti ad una vita umana non ci si può fermare. Il Mediterraneo è diventato purtroppo la fossa comune più grande delle frontiere. Sappiamo che chi parte fugge da situazioni di guerra e che in Libia i migranti vengono trattati in maniera disumana. Nonostante da anni queste informazioni le abbiamo si continuano a fare dei giochi di potere politici senza che ci sia una reale volontà europea di intervenire in maniera diversa a partire dai ponti umanitari. I migranti continueranno a morire, nel deserto e in mare. Stiamo assistendo a livello sociale e politico ad una guerra di bassa intensità, non esplicita ma fatta però da tante azioni sottili come il continuo screditamento delle ong impegnate a livello umanitario in mare".

"Se continuiamo ad essere stasera qui è proprio perché ci rendiamo conto di quanto sia importante sensibilizzare la gente sulla verità dei fatti, quando si parla di immigrazione - continua p. Domenico Guarino -. Il grande affare resta il tema della sicurezza. Sappiamo che ci sono delle lobby che investono nella sicurezza europea e per forza di cose devono inventarsi il nemico. Gli interessi sono talmente alti che i migranti diventano soltanto una pedina su una scacchiera che viene mossa secondo gli interessi del momento. Inoltre, non ci si può accordare con la Libia che nei campi di detenzione si macchia di violazioni continue dei diritti umani e non è un paese sicuro a causa della notevole frammentazione politica e militare. Prendiamo pertanto le dovute distanze dalla missione militare consapevoli che i trafficanti di uomini andrebbero combattuti via terra in Libia e non via mare, respingendo donne, bambini e persone in stato di forte fragilità. L'Italia e l'Europa si stanno macchiando di una grave responsabilità che non sappiamo a quali conseguenze porterà. Continuiamo a poi a preoccuparci soltanto dei migranti quando arrivano in Italia e non di tutto quello che succede a queste persone prima di arrivare ad imbarcarsi in mare: di come la vita viene schiacciata nel deserto e nei centri di detenzione libici. I poveri sono sacrificati sull'altare del potere degli interessi".

"Non ci stancheremo mai di dire che sono persone e non numeri - sottolinea pure Pippo Pitarresi socio fondatore di Emmaus Palermo -. Dobbiamo dare a queste persone la possibilità di vivere dignitosamente, una cosa che sappiamo non può accadere nel loro paese d'origine colpito da guerre, violenze e fame. A tutte le navi che salvano vite umane va certamente il nostro apprezzamento per lo sforzo e l'impegno costante che li contraddistingue".

"Le odierne strategie del governo italiano e la recentissima missione militare contro un obiettivo non specifico, pianificate per rallentare e contenere le partenze dalle coste libiche - scrive in una nota il forum antirazzista di Palermo - pongono un problema essenziale dal punto di vista etico: la Libia è attualmente un teatro di guerra e non è di certo un paese sicuro dove sia possibile riaccompagnare i profughi salvati: un eventuale trasbordo su navi militari libiche non garantirebbe affatto la sicurezza delle vite appena salvate. Inoltre, se tutte le navi piccole fossero costrette a rientrare nei porti italiani ogni qualvolta si riempiono, dovrebbero compiere tragitti molto più lunghi e aumenterebbe drasticamente l'intervallo di tempo in cui la fascia più critica, le acque limitrofe all'area territoriale libica, rimarrebbe senza navi capaci di monitorare e impedire eventuali disastri. L'effetto inevitabile sarebbe un drastico aumento dei naufragi e di perdite di vite umane". "Non solo l'Unione Europea si ostina a non aprire corridoi umanitari che salverebbero migliaia di vite, ma é in atto una guerra in piena regola contro i migranti. Davanti a questo profondo deterioramento - continua la nota del Forum Antirazzista Palermo Senza Frontiere -, all'imbarbarimento delle istituzioni, le associazioni antirazziste e la società civile non possono rimanere in silenzio. É ora di aprire gli occhi e assumersi le responsabilità etiche e politiche dei nostri tempi: le nostre frontiere sono insanguinate". (set)

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