Migranti in viaggio: 65 muri e diritti violati. Frontex: oltre 283 mila fermati ai confini
ROMA - Le analisi condotte dal Dossier statistico immigrazione Idos/Unar di quest’anno, che viene presentato oggi a Roma, mostrano complessivamente come i modelli migratori siano in rapida evoluzione e come la migrazione, sia essa volontaria o forzata, abbia assunto un carattere globale. La maggior parte degli Stati del mondo sono oggi paesi di origine, transito o destinazione e, sempre più, tutti e tre contemporaneamente, come è il caso dell’Italia. “Al di là delle risposte umanitarie immediate, pur necessarie – si afferma -, questi nuovi modelli di migrazione e di spostamento forzato richiedono maggiori sforzi conoscitivi di indagine e di ricerca per monitorare i cambiamenti in corso, teorizzare le caratteristiche e quindi elaborare strategie globali efficaci e di lungo termine”.
I dati su presenza straniera e nati all’estero. Le ultime statistiche ufficiali indicano che, al gennaio 2014, la presenzastraniera nell’Ue – ossia il numero complessivo di residenti in un paesediverso da quello di cittadinanza – ammontava a circa 33,9 milioni di persone: il 6,7% della popolazione totale. Tra costoro, circa 20 milioni eranocittadini di paesi terzi, mentre i restanti 14 milioni erano cittadini di unpaese dell’Unione diverso da quello di residenza. In valori assoluti, la maggioranzadegli stranieri vive nei 5 paesi più grandi: Germania (7 milioni),Regno Unito (5 milioni), Italia (5 milioni), Spagna (4,7 milioni) e Francia (4,2 milioni); nel complesso oltre i tre quarti del totale. Guardando però ai dati relativi alle popolazioni nazionali, sono piccoli paesi quali il Lussemburgo (45,3%) e Cipro (18,6%) a guidare la classifica, mentre nei paesi più popolosi dell’Europa occidentale si riscontrano percentuali tra il 6,0% e il 10,0%. Infine, nei paesi medio-grandi dell’Europa centro-orientale la presenza straniera rappresenta tuttora una componente assai marginale: appena lo 0,3% in Polonia e lo 0,4% in Romania. Quanto alle aree di provenienza, è difficile tracciare un quadro generale – al di là della distinzione tra Ue e non-Ue – dato che ogni paese di grande immigrazione è contraddistinto da componenti del tutto particolari: effetto di posizioni geografiche e sistemi economici diversi e della storia passata e recente. In Germania le maggiori comunità straniere includono turchi (1,4 milioni, il 20,3% del totale), polacchi (560mila) e italiani (500mila); nel Regno Unito la recente comunità polacca (750mila, 14,8%), supera ormai ampiamente indiani (350mila) e irlandesi (340mila); mentre in Spagna romeni (730mila), marocchini (720mila) e britannici (300mila) rappresentano tre elementi profondamente differenti della storia migratoria europea: quella delle migrazioni post-coloniali, quella dei flussi post-allargamento e quella dei cosiddetti “espatriati” intraeuropei.
Migrazioni irregolari e nuovi confini. Secondo l’ultimo rapporto dell’agenzia europea Frontex, le persone fermate nel corsodel 2014 mentre cercavano di attraversare “illegalmente” i confini dell’Ue sono state283.532, di cui oltre 200 mila intercettate nel tentativo di raggiungere Italia, Grecia eMalta. Si tratta di una cifra quasi tre volte maggiore di quella del 2013 (107.365): un effettodiretto delle drammatiche crisi internazionali in corso. La maggior parte dei fermati provengonoinfatti da zone di conflitto e hanno poi presentato una richiesta di riconoscimentodello status di rifugiato. In particolare, Frontex ha registrato 80mila persone di nazionalitàsiriana, 35mila eritrei e 22mila afghani. “A fronte di questo, la presa di responsabilitàdelle istituzioni europee appare del tutto inadeguata”, si afferma nel Dossier.
Sempre più muri. Nonostante la conferenza del Cairo su popolazione e sviluppo del 1994 abbia generalmente riconosciuto il contributo positivo dei migranti allo sviluppo umano e sostenibile dei paesi di origine e di insediamento, così come delle loro famiglie, sono 65 i muri completati o progettati per chiudere le frontiere e arrestare i flussi, per di più in completa violazione delle disposizioni internazionali sull’accesso al diritto d’asilo. “La lotta per contenere l’immigrazione sembra essere il leit-motiv delle politiche dei paesi più ricchi, dagli Stati Uniti all’Unione Europea, con costi enormi per le casse pubbliche e con il rischio costante di incentivare piuttosto il business della tratta degli esseri umani e di privare di senso la Convenzione di Ginevra sul diritto d’asilo”. Il progetto “Migrants files” (www.themigrantsfiles.com), indagando tra le pieghe dei bilanci della Commissione Europea e dei singoli Stati membri, ha stimato che navi, droni, muri, software, controlli alla frontiera e rimpatri sono costati tra il 2000 e il 2014 almeno 13 miliardi di euro (escluse le spese destinate all’accoglienza), mentre nello stesso periodo trafficanti, scafisti, trasportatori e intermediari hanno guadagnato circa 15,7 miliardi di euro. Il risultato tangibile di questa situazione lo fotografa l’International Organization for Migration, secondo cui a partire dal 2000 circa 40 mila migranti hanno perso la vita, di cui 3.840 solo tra il 1° di gennaio e il 15 settembre 2015 (http://missingmigrants.iom.int). Il Mediterraneo, con oltre 30 mila persone scomparse dal 2000 a oggi, di cui 2.812 tra gennaio e 15 settembre 2015, rappresenta uno dei più pericolosi canali migratori, anche se non l’unico.