Migranti, la bufala del "rimandiamoli a casa": impossibile senza accordi
ROMA - "La risposta operativa in tema di immigrazione non può attendere: un operatore non può aspettare i negoziati mentre una bambina gli scivola tra le mani. C'è chi grida 'rimandiamoli a casa', ma questo non è possibile, è una bufala. Senza un accordo di riammissione con il paese di origine, dietro cui c'è un accordo economico, non si può fare". Lo ha sottolineato Maurizio Falco, viceprefetto e dirigente del Dipartimento Libertà civili e immigrazione, intervenendo oggi a Roma, al convegno "I volti del Mediterraneo: la percezione del fenomeno migratorio", organizzato dal CerpMed preso la sede Rai di viale Mazzini.
"Se non c'è un accordo con il paese che deve ricevere il migrante l'espulsione è praticamente inattuabile. L'alternativa è il rimpatrio volontario assistito ma il punto critico è quello di saper convincere il migrante con forme di incentivo. Sappiamo - aggiunge - che questo percorso è difficile perché il ritorno a casa per il migrante è la sconfitta del progetto migratorio". Falco spiega che per ora l'Italia ha "buoni accordi di riammissione, per esempio con l'Egitto mentre con altri paesi abbiamo maggiori difficoltà. La portata di questo genere di rimpatri, può essere significativa però solo se c'è un accordo europeo, che applichi un accordo economico con i paesi di origine. Dobbiamo anche capire che la spinta migratoria è un fenomeno irreversibile, e solo controllabile".
Falco, riferendosi alle recenti proteste anti immigrati a Roma e a Treviso ha poi aggiunto: "Se chiediamo una suddivisione europea dei migranti dobbiamo essere in grado di farla anche noi all'interno e di rappresentare la potenzialità dell'accoglienza. Quello che sta accadendo in questi giorni è frutto di un errore di comunicazione che abbiamo fatto in passato: quando con numeri minori abbiamo gridato a un'invasione che non c'era - afferma - . Oggi invece dobbiamo essere in grado riequilibrare la pressione a livello europeo e italiano. E di parlare di immigrazione anche come potenzialità. Ma le difficoltà che registriamo sui territori rendono veramente difficile utilizzare i parametri del diritto. Il rispetto dei diritti umani, la sostenibilità degli stessi e la sicurezza sociale sono concetti che devono andare insieme. Invece si tende a posizioni estreme, solo due giorni fa abbiamo sentito un esponente politico dire: ne ammazzerei cento alla volta. Riflettiamo cosa stiamo diventando".
Per il dirigente del ministero dell'Interno è anche difficile fare un distinguo tra migrante umanitario ed economico: "Si tratta di una difficoltà enorme che dipende anche da come il diritto d'asilo viene applicato nei diversi stati - spiega - inoltre il rapporto tra diritto e società è molto dinamico e critico. E' necessario rivedere il regolamento di Dublino e ricercare una forte condivisione: il traguardo per una società aperta e tollerante si può raggiungere solo col coraggio di chi sa guardare oltre il proprio giardino". (ec)