17 giugno 2015 ore: 15:44
Immigrazione

Migranti, la contro-agenda europea delle Caritas: "Vie legali e accesso sicuro"

Elaborata nel corso del Migramed di Tunisi, si fonda su 4 pilastri: canali legali di accesso, reinsediamento nei paesi terzi, rifiuto del sistema quote e della creazione di campi nei paesi di transito. Il difetto del piano Ue? "Non essere stato costruito insieme ai paesi africani
Migranti. Uomo di colore si tiene la testa

ROMA - Canali legali per l'ingresso sicuro, reinsediamento nei paesi terzi, rifiuto del sistema delle quote e no alla possibilità di creare campi di accoglienza e smistamento nei paesi di transito. Sono questi i quattro pilastri della contro-agenda europea, elaborata dalla Caritas europea e del Mediterraneo, nel corso del convegno internazionale Migramed di Tunisi, che si chiude oggi, dopo tre giorni in cui i responsabili delle caritas dei diversi paesi si sono confrontate sul tema dell'immigrazione a livello nazionale e internazionale.

No ai campi in Africa
"Da Tunisi esce un quadro peroccupante di quello che sta accadendo non solo nel Mediterraneo ma anche al di là di esso - spiega Oliviero Forti, responsabile di Caritas italiana e Caritas Europa - Questo quadro si scontra con l'atteggiamento di chiusura dell'Europa nei confronti dell'immigrazione, ribadito anche nei contenuti dell'Agenda europea. Proprio per questo a partire dalla discusssione sull'Agenda è emersa l'idea di lanciare una piattaforma tra Caritas Europa e Caritas del Mediterraneo per costruire una controagenda, che nel nostro caso si arricchisce del contributo dei paesi direttamente interessati al fenomeno, in quanto paesi di origine o di transito dei migranti".
Secondo Forti, infatti, uno dei difetti della Agenda elaborata dai paesi eruopei è quello di non essere stata costruita insieme ai paesi africani. "Le proposte contenute all'interno del documento europeo non sono in molti casi praticabili perché non tengono conto della fragilità di alcuni paesi - spiega -. Un tema fra tutti è quello dei campi che esternalizzerebbero in questi paesi il problema dell'accoglienza dei profughi, un'ipotesi che non tiene conto del rispetto dei diritti umani e dell'enorme peso che questa decisione porterebbe su paesi che hanno economie molto difficili. Ovviamente già questo dimostra la fragilità della proposta europea dove manca una visione complessiva e lungimiranza".

No alle quote, sì al reinsediemanto verso paesi terzi
La contro-agenda delle Caritas respinge anche il sistema quote. "Si tratta di una misura emergenziale che da un lato fa leva sul principio fondamentale della solidarietà, ma che praticamente dimostra il vero volto di questa scelta - continua Forti -. E cioè di non volersi realmente impegnare come Europa in un processo di responsabilità condivisa. 40 mila persone redistribuite sono una goccia nel mare". Le Caritas giudicano positivamente, invece, l'idea di favorire il resettlement verso paesi terzi ma chiedono che "siano privilegiati i trasferimenti verso quei paesi dove i migranti hanno già una rete di legami e risorse umane attraverso cui potersi integrare".

Canali legali di ingresso
Secondo la contro agenda uscita dal Migramend l'unico strumento per mettere fine alle morti in mare è creare dei canali legali di accesso in Europa, sia per i rifugiati e i richiedenti asilo che per i migranti economici. "Ci sono tanti modi pe aprire vie legali - spiega Forti - non solo i visti umanitari ma anche i decreti flussi, per esempio. Ogni paese può muoversi come meglio crede, però solo così si può creare una migrazione sicura. Ed evitare quelle morti che non riguardano solo il Mediterraneo, ma anche il deserto. Qui la quota dei migranti che hanno perso la vita mentre lo attraversavano è quattro volte superiore a quella dei morti in mare, per questo bisogna agire al più presto favorendo la creazione di corridoi umanitari". (ec)

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