15 novembre 2023 ore: 13:35
Immigrazione

Migranti, la Corte suprema inglese boccia il modello Ruanda: “Illegittimo”

di Eleonora Camilli
Per i giudici all’unanimità il piano fortemente voluto da Sunak non è conforme alla legge. Prevedeva di respingere a Kigali chiunque provi ad attraversare la Manica. Già la Cedu aveva stroncato il progetto. Miraglia (Arci): “Una battuta d'arresto alle politiche di esternalizzazione europee”
© UNICEF/UNI443213/Antonioli Giovani nel centro per migranti a Lampedusa

Giovani nel centro per migranti a Lampedusa

ROMA - La Corte Suprema del Regno Unito boccia definitivamente il “modello Ruanda”, il piano anti immigrati fortemente voluto da Rishi Sunak come tassello fondamentale della sua strategia “no boats”, “sbarchi zero”. La sentenza dei giudici, all’unanimità, definisce il piano “illegittimo”. Secondo quanto previsto dal Memorandum firmato nell’aprile del 2022, chiunque provi a superare la Manica per entrare nel Regno Unito avrebbe potuto essere respinto a Kigali, dove l'intero iter della domanda di protezione è appaltato al Ruanda.

Già la Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo, aveva considerato il piano illegale, perché il paese africano non può essere considerato un “paese terzo sicuro”. Oggi arriva lo stop definitivo della Corte suprema, che mette la parola fine a un progetto nato già ai tempi di Boris Johnson e portato avanti da Sunak insieme alla ministra Suella Braverman, licenziata ieri. 

Secondo i giudici sussiste un rischio reale per i profughi di essere "rimpatriati verso i paesi di origine" con il rischio di subire maltrattamenti in quanto la loro "richiesta d'asilo potrebbe essere mal valutata" da parte delle autorità ruandesi. Nella sentenza odierna, chiariscono inoltre di sposare le stesse conclusioni della precedente sentenza della Corte d'appello che aveva già sottolineato come "il Ruanda ha una condotta illegale nei confronti dei profughi e richiedenti asilo".

“La Corte Suprema inglese ha dichiarato illegale la deportazione verso il Ruanda dei migranti. Le persone richiedenti asilo rischierebbero di essere rimandate nel Paese d'origine e quindi la deportazione metterebbe a rischio la loro vita. Una battuta d'arresto alle politiche di esternalizzazione europee che conferma le preoccupazioni e le denunce dell'associazionismo italiano ed europeo sui rischi connessi all'esternalizzazione delle politiche di controllo” dichiara Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione di Arci nazionale. “La decisione della Corte Suprema inglese - prosegue Miraglia - indica una strada opposta a quella che stanno percorrendo la Commissione Europea e i governi dell'Ue con il Patto Immigrazione e Asilo che punta tutto sull'esternalizzazione delle politiche dell'immigrazione”. 

Nonostante le ripetute bocciature il modello Ruanda ha ispirato anche le strategie di altri paesi, compresa l’Italia che nelle scorse settimane ha annunciato un patto con l’Albania per la trattazione nel paese extra Ue delle domande d’asilo. A differenza del piano inglese, però, in questo caso l’Italia manterrebbe la giurisdizione. “Il nostro governo -continua Miraglia - con l'accordo con la Tunisia prima e con l'Albania adesso, ha cercato di costruire una soluzione che va nella stessa direzione e che tuttavia è illegittima come quella inglese per le stesse ragioni e non solo, anche per altre ragioni”. “Come abbiamo denunciato - conclude Miraglia - le convenzioni internazionali e le direttive europee, a partire dal principio di non respingimento, porteranno il nostro governo, come quello inglese, a sbattere contro chi fa rispettare la legge, anche se ha vinto le elezioni. Speriamo che questo porti ad un maggior rispetto da parte di questo governo per il lavoro della nostra magistratura e soprattutto un rispetto delle norme internazionali”.


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