Migranti, la Sicilia si conferma terra di transito: sono solo 189 mila gli stranieri
PALERMO - L'Isola è una terra ancora di transito in cui sono pochi gli immigrati presenti ed integrati rispetto al resto d'Italia. E' quello che emerge dai dati del dossier statistico immigrazione, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con l’Unar e in partenariato con il Centro Studi Confronti e con il sostegno dei fondi otto per mille della Chiesa Valdese presentato oggi all'istituto Pedro Arrupe.
Al 31 dicembre 2016 la Sicilia, nonostante sia un luogo di primo approdo, data la sua posizione geografica, ospita soltanto 189.169 mila stranieri residenti che rappresentano il 3,7% rispetto ai 5.047.028 immigrati residenti in Italia. Rispetto allo scorso anno il loro numero è cresciuto di sole 5.977 unità. Palermo continua a mantenere il primato regionale delle presenze con 37.200 unità seguita in ordine decrescente da Catania, Messina, Ragusa, Trapani, Siracusa, Agrigento, Caltanissetta ed Enna.
Più della metà dei residenti stranieri appartiene a due fasce di età, quella compresa tra i 30 e i 44 anni e quella tra i 45 e i 64 anni. Il 19% è minorenne con una quota consistente di seconda e terza generazione. Le donne sono il 47,5% degli stranieri e sono concentrate maggiormente a Messina ed Enna impegnate come badanti e collaboratrici domestiche.
Il 29,2% del totale degli immigrati è composto da romeni che sono la comunità più numerosa con 55.197 residenti, di cui il 60% sono impegnati nella collaborazione domestica. Con un certo distacco abbiamo poi la comunità tunisina con 20.075 residenti con un'incidenza del 10,6% presenti soprattutto a Ragusa e Trapani impegnati in attività agricole e di pesca, Seguono poi i marocchini con 14,883 residenti, srilankesi con 13.635. La comunità cinese è invece la settima presenza con 7.398 unità.
763.414 giovani stranieri sono stati iscritti a scuola nell'anno scolastico 2015/16 di cui il 23.324 con cittadinanza non italiana. Tra questi il 9.703 sono nati in Italia e 13.621 all'estero.
Le persone nate all'estero che hanno regolarmente svolto almeno una giornata di lavoro nell'Isola sono 97.261 dato che ha subito un decremento rispetto all'anno scorso. Il calo è dovuto alla riduzione del numero di assunzioni che va messo in relazione all'abbassamento complessivo della popolazione occupata in Sicilia.
“Il dossier tende ad offrire una contro-narrazione rispetto alla realtà rappresentata dai media - afferma Nicoletta Purpura, direttrice dell'istituto Pedro Arrupe di Palermo - . I dati e la loro analisi, infatti, ci spingono ad avere un quadro equilibrato del fenomeno. E' uno sguardo oggettivo lontano da chi parla di invasioni o da chi ha posizioni ipercritiche o troppo buoniste. Gli immigrati restano un forte stimolo di cambiamento e grandi portatori di speranza. La strada da percorrere è allora quella di continuare l'accoglienza protetta soprattutto attraverso i corridoi umanitari".
“L'incremento degli immigrati nell'Isola è molto esiguo rispetto al resto d'Italia - sottolinea Giusi Tumminelli -. Naturalmente il dato può essere collegato alla difficoltà di trovare un'occupazione lavorativa. La Sicilia ha cambiato negli ultimi anni la sua immagine perché da terra di attrazione della forza lavoro è diventata terra di transito e di emigrazione anche degli autoctoni. Le donne straniere sono in misura maggiore perché c'è una maggiore richiesta di manodopera nell'ambito dei servizi. I romeni sono più numerosi degli africani diversamente da come si potrebbe pensare. Per gli africani sub-sahariani restiamo prevalentemente un terra soltanto di transito perché quelli che rimangono da noi sono in percentuale molto pochi".
Di accordi con i paesi terzi per la regolamentazione dei flussi migratori ha parlato il giurista Fulvio Vassallo Paleologo. “La risoluzione del problema migratorio non è sicuramente la riduzione forzata delle partenze dalla Libia – afferma il giurista Fulvio Vassallo Paleologo -. L'Italia accordandosi con la Libia ha grandi responsabilità su quello che sta combinando l'Unione Europa in chiave di chiusura delle sue frontiere e di avanzamento delle destre. Il punto centrale degli accordi con i paesi terzi è la esternalizzazione dei controlli che riportando e fermando le persone in Libia, lascia il lavoro sporco a questi paesi che li utilizzano e ci lucrano nelle maniere più varie trattandoli come schiavi. Dopo avere concluso quindi gli accordi con i paesi del nord Africa, in primis con la Libia con il risultato che abbiamo visto ed al prezzo che stanno pagando queste persone in termini di violenze e abusi, adesso si è passati alla fase successiva con l'impiego di organizzazioni non governative della cooperazione internazionale che vengono finanziate dal governo italiano per cercare di 'umanizzare il disumano' e per dimostrare soprattutto all'opinione pubblica che noi riusciamo a garantire i diritti umani anche in Libia".
Dell'importanza del Forum antirazzista di Palermo ha parlato invece il padre comboniano Domenico Guarino. "Vi porto l'esperienza di persone che si incontrano per aprire percorsi di controinformazione che ci spingono a riflettere profondamente sull'immigrazione - dice p. Domenico Guarino attivista del forum antirazzista di Palermo -. Oggi ci sono tante verità e ciascuno racconta l'immigrazione a modo suo. Il forum antirazzista ha il compito dal basso di raccontare le storie di chi continua ad essere discriminato da tutti i punti di vista. In particolare, le sue iniziative poggiano su tre punti non negoziabili. Il primo è la denuncia della morte prima del tempo di migliaia di persone in mare che dimostra il fallimento del sistema. Il secondo punto è quello di rimettere al centro le narrazioni e le storie dei migranti perchè è da questo che dobbiamo partire. Le idee non cambiano le persone ma sono gli incontri che generano il vero cambiamento. Il migrante non è una categoria o un numero ma una persona. Terzo è la consapevolezza che il migrante è visto come soggetto scomodo che ci fa emergere tutte le nostre incapacità gestionali perchè mette in crisi tutte le nostre sovrastrutture materiali e mentali. Ogni punto lo sviluppiamo sempre in maniera diversa. Il pensiero di fondo è che, nonostante tutto, non dobbiamo avere paura di essere fedeli nel coraggio e nella speranza che dobbiamo continuare a trasmettere a queste nostri amici che arrivano nei nostri porti". (set)