Migranti, lo Stato rimborserà una famiglia "burkinabè" per la tassa sul permesso del soggiorno
Lo Stato dovra' restituire 500 euro a una famiglia burkinabe', emigrata in Italia 9 anni. Lo ha sancito il tribunale di Napoli che ha accolto il ricorso presentato da Patronato Inca e Cgil contro il versamento della tassa per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno. L'imposta fu introdotta con un decreto del 2011 per volonta' dell'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e dell'Economia, Giulio Tremonti.
Il versamento della quota, introdotto formalmente nel 2012, era obbligatorio fino al 2015, anno in cui la Corte di Giustizia europea stabili' l'illegittimita' del decreto "perche' sproporzionato e in aperta contraddizione con le finalita' di integrazione e accesso ai diritti". Una parte della quota richiesta ai migranti per il permesso di soggiorno finiva poi nel fondo per il rimpatrio.
"Lo Stato decise di fare cassa con i migranti - ha spiegato Walter Schiavella, commissario della Cgil Napoli -. Questa sentenza e' un primo passo, andremo avanti perche' altre famiglie ci hanno chiesto un rimborso". L'ordinanza dei tribunale partenopeo condanna la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell'Interno e il Mef a restituire la quota versata dai Compaore, famiglia del Burkina Faso che vive a Melito (Napoli) da 9 anni.
Il capofamiglia, Daouda Compaore, sua moglie Salamatou e il figlio maggiorenne della coppia, Kassoum, furono obbligati a pagare 500 euro di tasse per ottenere il permesso di soggiorno. In totale, in tutta Italia, sono circa 50mila le famiglie di stranieri che hanno chiesto un rimborso per il contributo versato nelle casse dello Stato. Secondo le stime della Cgil, lo Stato italiano potrebbe restituire alle famiglie di migranti 500 milioni di euro, la cifra pagata da gennaio 2012 ad oggi per ottenere e rinnovare il permesso di soggiorno.
"Per la prima volta il provvedimento di un tribunale accoglie pienamente le nostre richieste - hanno detto in conferenza stampa Maria Afrodite Carotenuto, Vittorio Angiolini e Luca Santini, i legali di Inca e Cgil Napoli che hanno proposto il ricorso -. E' una vittoria schiacciante per tutto il Paese e per tutti i migranti che hanno avuto un accesso limitato in Italia a causa di un contributo richiesto dallo Stato. E' una somma spropositata sia rispetto alle loro disponibilita' che rispetto a quanto viene chiesto ai cittadini italiani per una carta d'identita'. E' il risultato dell'impegno e della determinazione di chi rivendica i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori migranti e delle loro famiglie". (DIRE)