Migranti "marchiati" da polizia ceca. Giornalista ebrea: sbagliato paragonarlo alla Shoah
ROMA – “Attenzione a fare dei parallelismi storici inappropriati! Vigilare perché l’orrore della Shoah non possa più ripetersi è un dovere di tutti gli esseri umani che hanno a cuore gli altri essere umani, ma confondere quello che ha fatto la polizia ceca scrivendo numeri sulle braccia dei migranti, con la marchiatura del popolo ebreo da parte dei nazisti è sbagliato, fuorviante e non consente di capire cosa sta realmente succedendo oggi e che cosa è accaduto nel passato”. È questo il commento della giornalista e scrittrice ebrea Elena Salem alle reazioni dei media internazionali alle foto dei migranti segnalati nella cittadina ceca di Breclav, al confine con l'Austria, dalla polizia ceca con un numero scritto con un pennarello sul braccio nel loro tentativo di raggiungere la Germania.
Immagini che hanno immediatamente fatto il giro del mondo e scatenato reazioni e commenti anche della comunità ebraica, richiamando alla mente la deportazione degli ebrei. Per la scrittrice, però, si tratta di un parallelismo fuorviante, che rischia di generare confusione. “Leggo che la polizia della Repubblica Ceca ha spiegato che la decisione di scrivere i numeri non si ripeterà – spiega Salem -. La scelta è stata fatta in un momento di emergenza, per evitare che i bambini non venissero separati dalle madri. Sono propensa a credere alla buonafede di questa dichiarazione. Anche perché è sbagliato e fuorviante paragonare una tragedia immane come la Shoah, un genocidio, nato da un’ideologia folle e da una volontà consapevole di rendere senza identità un popolo intero per poterlo cancellare dalla faccia della terra e dalla strategia precisa, di rendere impossibile, attraverso la marchiatura indelebile la eventuale fuga e salvezza anche del singolo soggetto, con un’operazione di polizia compiuta in emergenza al fine, comunque, di consentire una via di transito a persone in cerca di una nuova patria’’.
Per la scrittrice, la “discutibile” decisione della polizia ceca è stata enfatizzata dai media, a fronte del dramma che vivono ogni giorno i migranti costretti a fuggire dalla propria terra. ‘’L’aspetto estetico della scelta della polizia può essere discutibile – conclude Salem - ma ingigantire un fenomeno tutto sommato marginale, rispetto ai drammi che ogni giorno i profughi vivono in primo luogo nelle terre dalle quali fuggono e poi durante i viaggi allucinanti che intraprendono rischia di creare confusione, sensi di colpa controproducenti, e persino di ottenere risultati opposti rispetto alle intenzioni di chi vuole tutelare la dignità umana".