6 agosto 2015 ore: 11:09
Immigrazione

Migranti, missione EuNavFor Med: l'Italia ha dato l'ok, ma restano i dubbi

Per il ricercatore dell'Ispi Stefano Torelli, la prima fase segna "un risultato positivo" ma le altre due sono ancora avvolte nel mistero. Difficile che ci sia un appoggio internazionale ad una vera missione militare. Il problema degli “effetti collaterali”
Immigrati soccorsi in mare sbarcano

MILANO - Approvata il 30 luglio dalla Camera, la missione navale europea “Eunavfor Med” ancora nasconde molti punti oscuri. Il via libera iniziale è stato dato dai primi ministri europei a Lussemburgo il 22 giugno, la missione è ufficialmente partita un mese dopo. Ne fanno parte 14 Paesi europei, guidati dall'Italia, che ha il quartier generale (sede a Roma) e la nave ammiraglia della missione, la Cavour.

Nella prima fase è previsto il salvataggio dei migranti in mare con regole d'ingaggio e mezzi simili a Mare Nostrum: "Mi sembra un buon risultato – ragiona Stefano Torelli, ricercatore di Ispi esperto di Mediterraneo -: sulla prima fase ‘search and rescue’ si è tornati a una missione diversa da Triton ma condivisa a livello europeo". Il problema arriva dopo: "Non si è chiarito come si svolgeranno le fasi successive, che prevedono una missione militare vera e propria".

Perché partano è necessario che si verifichi uno di questi due scenari. Da una parte, l'avvallo Onu per poter intervenire in un vero e proprio conflitto. "Ma la Russia potrebbe mettere il veto", ipotizza Torelli. Dall'altra, il placet del governo della Libia ad un intervento militare contro nemici esterni presenti sul proprio territorio. "A leggere i documenti ufficiali – continua Torelli – pare che la missione debba svolgersi in Tripolitania, mentre il governo riconosciuto si trova in Cirenaica". Un caos.

Nemmeno dal punto di vista tecnico appare facile Eunavfor Med, dato che è previsto che le navi europee sparino sui barconi per affondarli. Il modello è la missione Atalanta, condotta nel Golfo di Aden e lungo le coste dell'Africa orientale. Solo che il target in quel caso erano i pirati somali, non navi cariche di migranti: "Non riesco a immaginarmi come si possano evitare 'effetti collaterali'. È come se si pensasse che i pirati della missione Atalanta viaggiassero sui barconi", commenta Torelli. "Effetti collaterali" è il nome con cui Eunavfor Med definisce le vittime civili nel documento che per primo ha rivelato l'esistenza della missione, pubblicato a maggio da Wikileaks. "L'avvio della seconda e terza fase lascia perplessi: per usare un eufemismo si navigherà a vista", aggiunge il ricercatore.

A complicare la situazione c'è l'annuncio a fine luglio del primo ministro David Cameron che ipotizza un intervento armato inglese contro l'Isis in Siria e in Libia. L'inquilino di Downing Street aveva rivendicato per la Gran Bretagna un ruolo di comando della missione, passata in seguito dall'Europa all'Italia. L'esternazione di un'ipotetica missione militare in Libia potrebbe così essere letta come un tentativo di scavalcare Unione europea e Italia e con loro Eunavfor Med. Ma sono solo ipotesi: "Per vederci chiaro bisognerà attendere almeno agosto-settembre", conclude Torelli. (lb) 

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