6 luglio 2017 ore: 15:53
Immigrazione

Migranti, Moas: se le frontiere diventano la priorità, addio alla solidarietà

"A cosa daremo priorita'? Alle frontiere? Anche quelle fluide del mare? O alle persone che fuggono da situazioni insostenibili? Se sceglieremo solo le frontiere dimenticando le persone, sara' inutile parlare di solidarieta'". Regina Catrambon...

Roma - "A cosa daremo priorita'? Alle frontiere? Anche quelle fluide del mare? O alle persone che fuggono da situazioni insostenibili? Se sceglieremo solo le frontiere dimenticando le persone, sara' inutile parlare di solidarieta'". Regina Catrambone, cofondatrice e direttrice del Moas (Migrants offshore aid station), commenta al SIR il Piano d'azione europeo per ridurre la pressione nel Mediterraneo centrale di cui si sta discutendo oggi a Tallinn, in Estonia.

"La tentazione di esternalizzare il problema sembra sempre fortissima: lontano dagli occhi, lontano dal cuore- afferma Catambrone- Sembra che ci sia una corsa per tenere questo problema lontano dalle coste con l'obiettivo di garantire la sicurezza di chi sta al di qua del mare. Eppure, quello che chiamiamo 'problema' o 'fenomeno' e' una etichetta che nasconde i volti e le storie delle persone che lasciano i propri Paesi d'origine costrette dall'impossibilita' di continuare a viverci. È l'ennesimo paraocchi che volontariamente usiamo per nascondere alla nostra vista e alla nostra coscienza le ferite di un viaggio che nessuno di noi vorrebbe mai fare. L'ennesimo alibi per non ascoltare voci che testimoniano indicibili sofferenze".

Re la cofondatrice Moas "e' fuori dubbio che l'Italia vada aiutata e sostenuta da tutti i Paesi membri dell'Ue in un rinnovato slancio di solidarieta'- prosegue- ma e' altrettanto certo che questa solidarieta' rischia di diventare una parola vuota se non la si riempie con una autentica volonta' di accogliere, integrare e valorizzare il talento di chi arriva in Europa".

DIRE) Roma, 6 lug. - Fino ad oggi, osserva Regina Catrambone, responsabile della prima missione di ricerca e soccorso in mare, "gli interventi politici a ogni livello sono stati incentrati sulla protezione delle frontiere, piu' che delle persone. Abbiamo negoziato con dittatori o istituzioni che non rispettano umani, pur di non dover affrontare i flussi migratori. Tuttavia, negoziando con i dittatori e violando i diritti umani, non si trovano soluzioni. Si compra tempo sulla pelle dei piu' deboli".

A suo parere "questo approccio di prossimita' e' dannoso e inutile". "Proprio per questo, un rinnovato slancio di solidarieta' dovrebbe partire non solo dai singoli Paesi membri, ma dai singoli cittadini e cittadine lungimiranti e consapevoli delle sfide che siamo chiamati ad affrontare e che definiscono il nostro tempo- conclude- Se invece decideremo di investire tempo, cuore e risorse per eliminare gli abusi e le ingiustizie che rendono intollerabile la vita di chi e' costretto a lasciare la propria terra, allora nascera' una nuova Unione europea". (www.agensir.it)
(DIRE)

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