Migranti morti nel Mediterraneo, l'Ue: "Sono omicidi, non incidenti"
BRUXELLES - “Questi non sono incidenti, sono omicidi”. E' il commento di Michele Cercone, portavoce della Commissaria agli Affari Interni Cecilia Malmstrom, parlando dell’ultima tragedia del mare, avvenuta ieri nelle acque maltesi e che ha visto la morte, secondo l’Organizzazione Internazionale dei Migranti (Oim), di oltre cinquecento persone. Il barcone su cui viaggiavano gli immigrati sarebbe stato affondato dagli scafisti stessi dopo il rifiuto, da parte dei “passeggeri”, di trasferirsi su una barca più piccola e meno sicura.
box “L’Europa aiuterà l’Oim nelle sue indagini, ma di fronte a trafficanti così senza scrupoli e spietati - ha aggiunto Cercone - c’è poco che noi possiamo fare. In questi anni abbiamo messo in campo tutti gli sforzi possibili per aiutare l’Italia e gli altri stati membri più esposti agli arrivi di migranti. L’Italia, dal 2007 al 2020, ha ricevuto e riceverà un miliardo di euro per il controllo delle frontiere, l’integrazione degli immigrati, la gestione dei flussi migratori e progetti legati all’asilo. Ora con Triton (l’operazione Frontex che da novembre sostituirà Hermes, ma non Mare Nostrum n.d.r.), il cui piano di lavoro è ancora in corso di elaborazione e discussione fra Frontex, le autorità italiane e gli altri stati membri, speriamo di dare un altro aiuto massiccio e concreto all’Italia”, aggiunge Cercone.
Per quanto riguarda Frontex, ricordano fonti della Commissione, si è già esteso il suo mandato operativo, permettendo all’agenzia di svolgere operazioni di salvataggio vite in mare quando, durante i pattugliamenti, si trovano di fronte a situazioni di emergenza
“Noi - continua Cercone - abbiamo anche dato 6 mila euro per rifugiato a ogni stato membro che decidesse di andare a prendere i profughi da fuori Ue per accoglierli nel proprio territorio. Da questo punto di vista ci sono stati molto attivi, quali la Germania, la Svezia e recentemente l’Austria, e altri paesi che potrebbero fare molto di più. Se tutti i paesi accogliessero qualche migliaio di profughi ciascuno, questo contribuirebbe in maniera massiccia alla diminuzione della pressione migratoria. Abbiamo anche sviluppato un progetto pilota con Malta, chiamato Eurema, per cui fino a ora seicento rifugiati sono stati spostati dall’isola in un altro Stato Ue e, sebbene la cifra sembri piccola, si tratta di un trentesimo di tutti i rifugiati attualmente presenti a Malta”.
Dalla Commissione, però, si fa anche notare come la lotta ai trafficanti di esseri umani sia difficile, perché spesso i veri responsabili delle tragedie restano in Libia, ad esempio, e gli scafisti sono solo l’ultimo anello della catena. E in Libia non si può, viste anche le condizioni di caos in cui versa il paese, andare a prenderli.
L’Unione europea aveva una missione in Libia per formare la guardia costiera locale e aveva anche iniziato a farlo, ma ora la missione è stata ritirata e spostata in Tunisia. “Facciamo quello che possiamo fare da lì”, ha ammesso candidamente un portavoce dell’Alto Rappresentante alla Politica Estera Ue Catherine Ashton.
Rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se considerasse fallimentari gli sforzi profusi dalla Commissione per salvare le vite degli immigrati, visto che i morti in mare fra il 2013 e il 2014 sono più che quadruplicati e che si rischia di arrivare a tremila vittime prima della fine dell’anno, Cercone ha detto: “Con l’operazione Mare nostrum, grazie soprattutto ma non soltanto alle autorità italiane, abbiamo salvato oltre 120 mila vite. Non bisogna puntare il dito su falsi responsabili: i responsabili dei morti in mare sono i trafficanti di uomini, e questa ultima tragedia lo dimostra. L’Ue ha fatto molto per combatterli, adottando una strategia e una direttiva specifica per assicurare alla giustizia i trafficanti e proteggere le vittime (direttiva trasposta finora da tutti gli stati membri eccetto il Belgio, la Germania e la nuova arrivata Croazia n.d.r.). Aumenteremo le risorse da dedicare a questa lotta, e sono in corso negoziati fra Commissione e stati membri nel Consiglio per altre azioni legislative che, nei prossimi mesi, serviranno a inasprire le misure nei confronti di questi criminali. Poi lo ripeto, gli stati membri possono e devono fare di più, ad esempio per quanto riguarda i trasferimenti di rifugiati. Noi li aiutiamo finanziariamente ma non possiamo obbligarli ad attuarli”.
E a proposito di traffico di esseri umani, verrà lanciata - con la nuova Commissione Juncker - un’alleanza di imprese contro il traffico di migranti, per cui tutte le aziende che vi parteciperanno si impegneranno a non assumere immigrati vittime di tratta.
Tornando all’Italia, una fonte della Commissione ci spiega che, se davvero il nostro paese fosse in una situazione di emergenza per quanto riguarda la gestione degli arrivi, potrebbe utilizzare la direttiva Protezione Temporanea, che ci permetterebbe di inviare profughi e richiedenti asilo in altri paesi. Questo, però, significherebbe anche andare incontro a una sorta di commissariamento, per cui si dovrebbe redigere un piano d’azione da rispettare per rientrare dall’emergenza. E, ci dice la fonte, sembra che l’Italia non sia ancora al punto di dover ricorrere a una risorsa simile. L’altra prospettiva sarebbe quella di operazioni militari in paesi come la Libia per smantellare le reti dei trafficanti, ma queste andrebbero condotte sotto l’egida della Nato e nessuno, finora, né da parte italiana né da altre sponde, ha mai seriamente pensato a una tale possibilità, che porterebbe con sé complicazioni enormi. (Maurizio Molinari)