19 gennaio 2019 ore: 13:56
Immigrazione

Migranti, naufragio al largo della Libia. "Si impedisce alle ong di salvare vite"

La tragedia è accaduta ieri. Ne dà notizia l'Organizzazione internazionale delle migrazioni. I morti sarebbero 117 e tre i superstiti. Medici senza frontiere: "La capacità di ricerca e soccorso è insufficiente". S.Egidio: "Non si può fare finta di niente"
Sbarchi, gommone in avaria, immigrati

BOX Roma - Ennesimo naufragio di migranti al largo della Libia. Sono 117, secondo i superstiti, le vittime della tragedia che si è verifica ieri. Lo riferisce L'Organizzazione internazionale per le migrazioni che ha ascoltato i tre naufraghi - due sudanesi e un gambiano - trasferiti e curati a Lampedusa. Hanno detto, spiega il portavoce dell'Oim Flavio Di Giacomo, di essere partiti giovedì in 120 su un gommone che si è sgonfiato dopo circa undici ore di navigazione. I migranti provenivano soprattutto da Nigeria, Camerun, Gambia, Costa d'Avorio e Sudan. 

In merito alla tragedia, la Guardia costiera specifica in una nota: "La Guardia Costiera italiana, acquisita la notizia di un gommone semisommerso con migranti a bordo, come previsto dalla normativa internazionale sul SAR, ha immediatamente verificato che la Guardia Costiera libica fosse a conoscenza dell'evento in corso all'interno della sua area di responsabilità SAR, assicurando alla stessa la massima collaborazione". "Alla Ong Sea watch - continua la nota - che, intercettata la notizia dell'avvistamento, aveva contattato la Centrale operativa della Guardia Costiera italiana dando la propria disponibilità a partecipare alle operazioni di soccorso, è stato comunicato che la loro disponibilità sarebbe stata offerta alla Guardia Costiera libica, quale Autorità coordinatrice dell'evento". "L'operazione, sotto il coordinamento libico, si è conclusa nella notte di ieri dopo l'Intervento di un elicottero della Marina Militare italiana, che ha tratto in salvo tre naufraghi; una nave mercantile dirottata dai libici, giunta in zona, ha effettuato un'attività di ricerca non trovando alcuna traccia del gommone".

Questo il commento di Medici senza frontiere, che scrive in un tweet: "In mare si continua a morire perché si impedisce alle navi delle ong di salvare vite e la capacità di ricerca e soccorso è insufficiente". Sulla tragedia interviene anche la Comunità di Sant'Egidio: "Di fronte all’ennesimo, drammatico, naufragio di migranti, occorre far tacere ogni polemica e mostrare pietà: sarebbero – secondo quanto raccontano i superstiti – ben 117 i dispersi al largo della Libia, tra cui anche donne incinte e neonati. Non si può far finta di niente: per un senso di umanità, che dovrebbe accomunare tutti, ma anche perché la loro tragedia ci riguarda da vicino. E’ davvero scandaloso litigare – come si è fatto nei giorni scorsi – su un piccolo gruppo di persone già salvate ma non sbarcate: di fronte ad un fenomeno di così ampie proporzioni, che riguarda non solo il futuro dell’Africa, ma anche quello del nostro continente, l’Unione dovrebbe mettere da parte i litigi e avere il coraggio di avanzare proposte di ampio respiro, le uniche che possono contrastare con efficacia i trafficanti di esseri umani. Prima di tutto occorre continuare a salvare chi è in pericolo, non solo nel mare ma anche nel deserto e nei campi di detenzione in Africa. In secondo luogo, occorre intervenire con intelligenza, in modo consistente, nei Paesi di origine dell’immigrazione per consolidare la pace e creare soluzioni occupazionali, a partire dai giovani. In terzo luogo, è urgente anche pensare a vie di ingresso regolare - come lo sono i corridoi umanitari per chi fugge dalle guerre - perché favoriscono l’integrazione, che è l’unica risposta umanamente, economicamente e socialmente sostenibile ad un fenomeno che ci accompagnerà anche nei prossimi anni".

"Basta morti in mare". Così l’associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), le comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e l'Unione medica euro mediterranea (Umem) insieme alle associazioni aderenti al movimento Internazionale "Uniti per Unire" commentano la notizia. “Non sono ammissibili i continui slogan razzisti sulla pelle dei migranti per fini politici", dichiara Foad Aodi medico fisiatra e fondatore dell'Amsi, chidendo al governo Italiano più impegno e concretezza nel campo dell'immigrazione, a favore della stabilizzazione della Libia, dell'attuazione degli accordi bilaterali e una vera cooperazione internazionale per far diminuire le fughe dai nostri paesi verso l'Italia e l'Europa. (DIRE)

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