Migranti, nave della Ong bloccata nel Mediterraneo: "Non ci fanno approdare"
ROMA - "Quello che piu' mi ha colpito, appena abbiamo raggiunto il luogo del soccorso sono stati gli sguardi di speranza mista a terrore delle persone a cui andavamo incontro. Speranza per la fine di un incubo iniziato chissa' dove e paura che quell'incubo non sia ancora finito". Cosi' scrive Lorenzo Leonetti, unico italiano a bordo della missione 43 di Proactiva Open Arms, ong spagnola che si occupa di ricerca e soccorso in mare. Leonetti si e' imbarcato come volontario per aiutare la ong e come cuoco di bordo. Ieri all'alba la nave di Proactiva su cui si trova in questo momento e' andata incontro alla prima imbarcazione che aveva fatto partire la richiesta di aiuto alla sala operativa della Guardia costiera di Roma.
Poi un secondo recupero e solo in tarda serata i membri dell'equipaggio sono riusciti a concludere l'operazione traendo in salvo circa 250 tra donne, uomini e bambini, alcuni in situazione di salute precarie. Attualmente ospiti ed equipaggio sono ancora a bordo. Le operazioni di soccorso sono scattate a circa 73 miglia dalla costa della Libia. 'In mezzo al mare ti rendi conto che quello che leggi online, sui giornali o che vedi in tv non e' tutto. Spesso ci raccontano quello che queste persone potrebbero toglierci, quanto possano essere pericolose per noi o al piu' le raccontano come persone svantaggiate da aiutare se non da commiserare. Ma questo non e' e non puo' essere tutto. In mezzo al mare ti rendi conto piu' che mai del loro essere umani. All'improvviso rivivi le loro storie e ti senti responsabile del loro destino come se accoglierli degnamente, aiutarli, ridargli dignita' e diritti sia l'unica cosa da fare per cancellare un passato di orrori. E allora non puoi fare altro che farti carico delle loro storie e provare a farle conoscere con ogni mezzo a disposizione".
Continua Leonetti: "Sara' la difficolta' o la necessita' di mettere quante piu' persone in salvo e nel minor tempo possibile ma il lavoro dell'equipaggio e' un ingranaggio perfetto. In questa missione capitanata da Ana Bele'n Montes ognuno ha un suo ruolo a bordo e lo porta a termine sapendo che quello che sta facendo e' fondamentale per la riuscita della missione". Leonetti collabora con Proactiva Open Arms come chef di bordo per preparare pasti durante le operazioni di ricerca e soccorso in mare. Il cooperante lavora con diverse ong, come Amnesty International e Unhcr.
La nave è sfuggita ieri all'inseguimento di una motovedetta della Guardia costiera libica che minacciava di aprire il fuoco se i soccorritori non avessero consegnato le donne e i bambini salvati. Secondo le informazioni raccolte dalla DIRE, gli attivisti di Proactiva Open Arms aspettano ancora di avere assegnato il "porto sicuro" dove sbarcare le persone salvate. "La barca batte bandiera spagnola, quindi e' il governo spagnolo che deve chiedere l'autorizzazione a quello italiano" spiega Leonetti. Secondo il cooperante, "dopo una manovra complicata dato il mare grosso, una bimba in condizioni gravissime è stata trasferita su una nave medica mandata dal governo di Malta, dopo ripetute richieste da parte del capitano". "Insieme alla neonata - ha aggiunto Leonetti - e' stata trasferita anche la madre".
"Navighiamo da ieri verso nord in attesa di istruzioni" sottolinea Oscar Camps, uno dei responsabili della nave. "Per avere rifiutato di dare ai libici le persone salvate, come prevede il protocollo europeo, non siamo attualmente assegnati a nessun porto in Europa; il nostro team medico sta seguendo i casi piu' gravi a bordo in attesa di conoscere le decisioni della Guardia costiera italiana". Secondo il senatore Luigi Manconi, che ha riferito di aver parlato con il ministro delle Infrastrutture Graziano Del Rio, "la Guardia costiera italiana ha comunicato alla nave che deve essere il governo spagnolo a chiedere al governo italiano la concessione di un porto dove approdare". (DIRE)