Migranti, nessuna soluzione per il Baobab. I volontari: “Vergognoso”
- ROMA – “Semplicemente vergognoso: in un anno e mezzo abbiamo incontrato 3 sindaci, 3 assessori e 3 giunte, nessuno ha fatto niente. Mentre Madrid espone lo striscione Welcome refugees, e Parigi annuncia due campi profughi, Roma è l’unica capitale europea che non sa rispondere al fenomeno dei transitanti”. Lo ha sottolineato Andrea Costa, uno dei volontari dell’ex centro Baobab, intervenendo oggi a Roma alla presentazione di Esodi, la mappa interattiva realizzata da Medu, Medici per i diritti umani. Costa ha spiegato che ieri, nell’ultima riunione con l’assessora Laura Baldassare è naufragata anche l’ipotesi di una tendopoli, che nelle intenzioni avrebbe dovuto ospitare 150 delle oltre 300 persone che ora dormono per strada in via Cupa.
“La situazione a Roma è quella di emergenza umanitaria, nessuno è felice di questo – aggiunge – ma quello che è certo è che non si vuole risolvere il problema e non si capisce perché. Ieri l’assessora ha alzato bandiera bianca, dicendoci che non ci sono soldi. Ci ha detto che l’idea era quella di una tendopoli e che era stata contattata la Protezione civile, poi il terremoto nel centro Italia ha rimandato tutto. Ma di fatto la città non ha strutture per i migranti in transito. Solo grazie al nostro sforzo e a quello di Medu, che è con noi dall’inizio, siamo riusciti a far aumentare i posti alla Croce rossa e alla Caritas. Questa è una vergogna, trovare posto per 500 persone non è impossibile né difficile”.
Da un anno e mezzo sono in tutto 53 mila i migranti transitati per l’ex centro Baobab di Roma. Ieri un altro dei volontari, Roberto Viviani, ha denunciato su Facebook, che alcuni minori non accompagnati sono stati respinti alla stazione Termini di Roma ma non presi in carico dalla polizia. “Dieci minori eritrei muniti di biglietto non sono stati fatti salire sul treno per Milano. Tecnicamente la Polizia ha la legge dalla sua (la legge, non la ragione): senza documento non puoi giustificare un biglietto ridotto e -anzi- potresti anche essere portato in questura per verificare l'identità.
Il punto è proprio questo, le forze dell'ordine non hanno preso in custodia i 10 minori non accompagnati ma hanno pensato bene di consigliare loro di tornare in via Cupa – sottolinea Viviani -. Il risultato è che ogni ragazzo ha perso i 25 Euro del biglietto e probabilmente qualsiasi possibilità di raggiungere il nord Italia e da lì i paesi del nord Europa dove potersi ricongiungere con amici o parenti. Sui bus, la pratica di non far salire i minori è già prassi da un po'. L'istituzione, quindi, ha di fatto rimandato 10 minorenni (scampati a dittatura, trafficanti, carceri libiche, naufragi) a dormire su un tappetino in strada. E non sono certo gli unici che si stenderanno sull'asfalto di via Cupa, considerando che il centro per migranti minorenni in transito è già sovraffollato e non può accogliere altri ospiti.
Immigrati dormono per strada in via Cupa |
In questi giorni sono più di 300 i migranti che dormono per strada in via Cupa, anche sotto la pioggia.”Le temperature iniziano ad abbassarsi e non ci sono abbastanza coperte. Negli ultimi giorni non c'è stato nemmeno abbastanza cibo. Non ci è stata data la possibilità di installare docce, gli otto bagni chimici su via Tiburtina sono pagati con donazioni di associazioni e cittadini – aggiunge Viviani-. Le piogge degli ultimi giorni hanno rovinato tende e materassi e messo a dura prova la salute dei migranti. I trasporti per le visite specialistiche e il pronto soccorso sono sulle spalle dei volontari e degli attivisti. E che non si parli di "spesa sociale" per i migranti quando il 20 per cento più ricco della popolazione italiana detiene il 67,7% della ricchezza nazionale (e lo dice l'OXfam, non la Pravda).Questo è il quadro attuale di questa città, di questo paese, dell'Europa intera. Ed è un resoconto parziale, perché ci sarebbe molto altro da denunciare.Da qualsiasi prospettiva lo si guardi, l'immagine è la stessa. Il punto è che non siamo spettatori, non siamo osservatori esterni, ma siamo parte di questo quadro e forse non ce ne siamo ancora resi conto”. (ec)