Migranti, no a grandi centri e massimo ribasso: arriva la Carta della buona accoglienza
ROMA – Passare dai grandi centri collettivi all’accoglienza in abitazioni, eliminare i bandi al massimo ribasso, assicurare standard qualitativi adeguati e percorsi di inclusione. Seguendo il modello dello Sprar, comuni, governo e cooperative sociali si impegnano a realizzare un modello unico di accoglienza, basato su linee guida chiare e condivise. E’ stata firmata oggi a Roma la Carta della buona accoglienza, a sottoscriverla sono stati Mario Morcone, capo Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del ministero dell’Interno; Matteo Biffoni delegato all’Immigrazione per l’Anci e Giuseppe Guerini, portavoce dell’Alleanza delle Cooperative Sociali.
Quattro gli obiettivi dichiarati della Carta: offrire “misure mirate di assistenza e protezione al singolo beneficiario”, favorire i “percorsi di integrazione” dei migranti che verranno accolti in strutture piccole e diffuse sui territori, garantire la titolarità pubblica degli interventi e “tutelare e rendere esenti da tensioni quei territori che accolgono le strutture”. La Carta potrà essere sottoscritta dalle cooperative sociali che gestiscono l’accoglienza dei migranti. Coloro che aderiranno faranno parte della lista dei sottoscrittori, che sarà inviata alle prefetture.
“Nel 2013, all’apice dell’emergenza nord Africa, avevamo 23mila persone in accoglienza, oggi siamo passati a 120mila– sottolinea il prefetto Morcone -. Abbiamo un’infrastruttura che prima non c’era, abbiamo fatto un salto in avanti senza rete e con risorse che a volte arrivano in ritardo, ma di sicuro con grande passione. A volte – aggiunge – non siamo riusciti a spiegare l’importanza del sistema Sprar. La nostra intenzione è che non si fa niente contro i territori ma sempre assieme ai territori”. Secondo il sottosegretario al ministero dell’Interno Filippo Bubbico, in questo momento il nostro paese sta gestendo la situazione dell’accoglienza “con grande responsabilità. Oggi sul campo c’è un orientamento diverso_ aggiunge – possiamo contare su amministrazioni capaci, abbiamo molti buoni esempi”.
La Carta della buona accoglienza rappresenta anche un’opportunità di riscatto per il mondo delle cooperative, che dallo scandalo Mafia Capitale in poi, è stato al centro del dibattito sul “business dei migranti” “Al di là di alcuni episodi drammatici e pesanti che hanno fatto molto rumore ma che rappresentano solo una parte residuale del nostro mondo, siamo impegnati nei processi di accoglienza da molto tempo – sottolinea Guerini, presidente dell’Alleanza delle cooperative – Per questo siamo stanchi di vedere la ditta di pulizie o di servizi cimiteriali che si improvvisa gestore di un centro. Chi vuole fare accoglienza deve impegnarsi a rispettare quanto previsto da queste linee guida”.
Tra gli impegni previsti dalla Carta anche la promozione di affidamenti coerenti con le recenti novità legislative, e in particolare con il nuovo codice appalti (che abolisce per i servizi sociali la possibilità del ricorso al massimo ribasso) e la riforma del terzo settore. Si prevedono, inoltre, percorsi di inclusione lavorativa e di dialogo tra i migranti e le comunità ospitanti. “L’idea che vogliamo percorrere è quella di uscire dalla logica emergenziale per passare a un’organizzazione più strutturata ed efficace – aggiunge Matteo Biffoni, responsabile immigrazione dell’Anci -. Il nostro modello da sempre è lo Sprar. Per noi, infatti, il problema non è solo assicurare un tetto ai migranti né come risolvere la logistica, ma lavorare a un percorso di inclusione. Questo è un fenomeno con cui avremo a che fare per i prossimi 20 anni”. (ec)