Migranti, non solo Ventimiglia: "parrocchie aperte in tutta Italia"
-- ROMA – Aprire le porte di tutte le parrocchie italiane ai profughi, sull’esempio di quanto sta accadendo a Ventimiglia. A chiederlo è Giovanni Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. Dopo lo sgombero della tendopoli al confine con la Francia il parroco della cittadina ligure, padre Francesco Marcoaldi ha deciso di far stare i migranti in Chiesa: un gesto forte e concreto che ora potrebbe fare scuola.
“E’ una proposta è semplice e molto concreta, che va estesa a migliaia di parrocchie italiane, così da dar vita a una mobilitazione generale della Chiesa in favore tanti fratelli disperati – spiega Ramonda -. Nell’anno del Giubileo è questa la migliore risposta di popolo della Chiesa che è innanzitutto popolo di Dio e che così non deciderebbe più di delegare a organizzazioni specializzate l’accoglienza, ma se ne farebbe carico come comunità cristiana”. Un esempio di questo impegno è il progetto della Papa Giovanni XXIII a Reggio Calabria: qui in una struttura di proprietà della diocesi vengono accolte 12 minori non accompagnati. “Io credo nell’accoglienza in piccole strutture e non nei grandi centri. Perché solo nel primo caso si favorisce davvero l’integrazione – aggiunge – noi lo stiamo facendo in Calabria, ma anche in altre città d’Italia, dove sono partite diverse iniziative per ospitare anche i migranti arrivati con i corridoi umanitari”.
Attraverso il progetto Colomba, la comunità fa parte infatti dell’iniziativa privata ecumenica (insieme a Sant’Egidio, Chiesa Valdese e Federazione delle Chiese evangeliche) che ha visto arrivare in Italia già 100 rifugiati attraverso i corridoi umanitari. “Ci chiediamo anche noi perché questo progetto, che consente alle persone di arrivare in sicurezza, non venga replicato dagli Stati – conclude – eppure far partire le persone in aereo eviterebbe i naufragi in mare e la terribile conta dei morti che stiamo facendo in questi giorni. Speriamo che non ci siano dietro interesse più grandi, come la vendita di armi. Noi chiediamo da anni un ministero della Pace che agisca davvero per il bene delle persone”. (ec)