Migranti, nuovi arrivi con i corridoi umanitari delle associazioni. "Integrazione possibile"
- ROMA - Vengono da Damasco, Homs, Aleppo. Uomini e donne, per lo piu' giovani, tanti bambini. Quaranta profughi siriani sono sbarcati a Roma stamattina grazie al progetto dei corridoi umanitari sostenuto dalla comunita' di Sant'Egidio, dalla Federazione delle chiese evangeliche e dalla Tavola valdese. Qui troveranno accoglienza in alcune strutture o direttamente da qualche famiglia "adottiva" italiana.
C'e' la famiglia Zaheda, seperata da tre anni di guerra, che si ricongiunge oggi. Ce n'e' un'altra che arrivata oggi: marito, moglie e tre figli. Dopo il volo, hanno davanti qualche ora di pulmino per arrivare a Varese, dove la comunita' papa Giovanni XXIII mettera' a loro disposizione un appartamento. L'accoglienza e l'integrazione sono infatti a carico delle organizzazioni promotrici. La priorita' e' l'inserimento scolastico dei piu' piccoli e poi un lavoro per gli adulti. Anche l'iniziativa dei corridoi umanitari, sostenuta dal ministero degli Esteri e da quello dell'Interno, e' totalmente autofinanziata. Con il volo di oggi sono 540 le persone accolte grazie ai corridoi umanitari dal 2016.
Il presidente della Comunita' di Sant'Egidio Marco Impagliazzo dice: "Diamo il benvenuto a queste persone, siamo commossi. I corridoi umanitari stanno mostrando al mondo che c'e' bisogno di protezione umanitaria e che c'e' la necessita' di aprire nuove strade perche' chi soffre a causa delle guerre possa trovare un rifugio. L'integrazione e' possibile", aggiunge citando l'esempio della giovane Nur che e' in Italia da qualche mese e ha trovato posto come biologa all'ospedale Bambin Gesu'. "Dobbiamo continuare ad aprire nuovi corridoi- aggiunge Impagliazzo- come stiamo per fare con l'Etiopia. Dobbiamo costruire ponti, che sono la vera salvezza e la strada per il mondo di domani, e non pensare ai muri".
Luca Maria Negro, presidente della Fcei: "Questo e' il sesto arrivo dal Libano grazie ai corridoi umanitari. Ci auguriamo che altri paesi seguano quest'esempio. Tra poco noi faremo un viaggio in Marocco per avviare dei corridoi umanitari da quel paese".
Il viceministro degli Esteri Mario Giro aggiunge: "Questa qui e' l'Italia, dove una politica ragionevole, che lavora insieme alla societa' civile, puo' fare una accoglienza diffusa che non crea alcun allarme sociale. I corridoi umanitari sono importanti perche' non fanno morire nessuno, ma non esiste una soluzione senza un accordo con i paesi di origine e di transito. Per l'Italia esiste un obbligo umanitario che viene prima di tutto: proteggere chi viene dalla guerra e deve poter fare una vita normale". (DIRE)