30 giugno 2016 ore: 15:44
Immigrazione

Migranti, nuovo naufragio in Sicilia. Recuperato il relitto della strage del 2015

Oggi almeno dieci donne sarebbero annegate, 107 i superstiti. Oltre 700 persone morirono il 18 aprile 2015 a bordo del peschereccio che ieri è stato sollevato dal fondale a largo della costa della Libia. Un network europeo risalirà all'identità delle salme. Soddisfatte le associazioni: "Straordinaria operazione"
Marina militare Migranti - barcone sommerso

Foto: Marina militare

- ROMA - Quella del 18 aprile 2015 è considerata la più grande tragedia del Mediterraneo: furono oltre 700 i migranti che morirono nel naufragio a largo della costa della Libia. Il relitto del peschereccio a bordo del quale si trovavano è stato recuperato: agganciato due giorni fa, ieri è stato sollevato dal fondale. Il relitto oggi è stato trasportato ad Augusta dalla nave Ievoli Ivory, e sarà collocato all'interno di una tensostruttura refrigerata dove potranno inizire le operazioni di recupero delle salme. I corpi saranno esaminati da esperti di varie università: le informazioni raccolte saranno elaborate da un network europeo che ha il compito di risalire all'identità dei corpi attraverso l'incrocio dei dati. Si stima che nel barcone, che si trova a 370 metri di profondità, ci siano almeno 400 corpi.

E proprio nel giorno in cui il relitto è arrivato in Sicilia, oggi un gommone carico di migranti si è rovesciato a venti miglia circa dalla Libia: almeno dieci donne sarebbero annegate, mentre 107 superstiti sono stati tratti in salvo dalla guardia costiera. L'equipaggio della nave Diciotti giunto sul posto, ha trovato il gommone semiaffondato e molti naufraghi in acqua. Il salvaaggio è avvenuto con condizioni meteorologiche molto difficili, ed è tuttora in corso la ricerca di eventuali dispersi. 

Sul recupero del relitto, ha espresso la sua soddisfazione il premier Renzi: "L'ho ordinato perché noi italiani conosciamo il valore della parola 'civiltà". L'operazione è stata resa possibile dalla sinergia tra presidenza del Consiglio dei Ministri, ministeri della Difesa, dell'Interno, della Salute, dell'Istruzione, dal Commissario Straordinario per le persone scomparse, dalla prefettura di Siracusa e dalla Procura distrettuale di Catania e vede coinvolte circa 150 persone al giorno tra cui personale della marina militare, dei vigili del fuoco, del corpo militare della Croce Rossa Italiana, dell'Ufficio di sanità marittima, area e di frontiera (Usmaf), dell'Azienda sanitaria provinciale (Asp), Agenzia della dogana, oltre alle autorità ed enti locali.

Il relitto della strage del 2015
Migranti - barcone sommerso 2

"Una straordinaria operazione umanitaria", è il commento di Gianfranco Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes. Finalmente, i corpi di uomini e donne, bambini, giovani potranno trovare una degna sepoltura, nello stesso giorno in cui altre madri  e donne hanno perso la vita nel Mediterraneo. I morti recuperati e i nuovi continui morti nel Mediterraneo chiedono – conclude - che non siano più rimandati i corridoi umanitari, unica soluzione per non avere sulla coscienza le morti di tanti migranti in fuga, uomini e donne come noi”. 

Migranti - barcone sommerso

“Siamo grati al governo italiano per aver tenuto fede a un impegno assunto già pochi giorni dopo una tragedia di cui oggi forse molti si saranno dimenticati - dichiara padre Camillo Ripamento, presidente del Centro Astalli - incalzati dal ritmo delle nuove notizie e assuefatti alle stragi quotidiane che si consumano nel Mediterraneo”. “Il numero crescente delle vittime, a cui si aggiungono oggi almeno altre dieci donne che hanno perso la vita nel Canale di Sicilia, non deve essere una scusa per negare a ciascuno di loro la dignità. Deve piuttosto ricordarci quotidianamente l’urgenza di predisporre vie sicure per arrivare in Europa. Il lodevole e importante impegno del soccorso in mare non è purtroppo sufficiente ad assicurare l’incolumità a chi fugge in cerca di protezione”. 

"Ci auguriamo - commenta l'Arci- che il governo italiano, come in questo caso, compia atti contro corrente in Europa, per impedire che migliaia di persone continuino a morire nel mediterraneo, in primo luogo consentendo l’accesso ai corridoi umanitari in maniera ampia e non episodica". 

“Le donne, in molti casi incinte, i bambini e i minori soli sono ancora più esposti al rischio della vita quando accadono i naufragi, e molti di loro sono tra le vittime", commenta Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the children. E’ indispensabile pertanto che la comunità internazionale, e in primo luogo l’Europa, moltiplichi gli sforzi per realizzare vie di accesso sicure dalle aree di crisi e dai paesi di transito per evitare che decine di migliaia di persone continuino a vedersi costrette ad affidarsi ai trafficanti, mettendo in serio pericolo la propria vita, per attraversare il Mar Mediterraneo e le frontiere interne ed esterne dell’Europa e dei paesi terzi”. Secondo le stime di Save the Children, dall’inizio dell’anno sono arrivati via mare in Italia oltre 66.000 migranti, fra cui almeno 7.880 donne e oltre 10.500 minori, di cui circa 9.570 minori non accompagnati. 

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