9 maggio 2017 ore: 14:05
Immigrazione

Migranti, oltre 600 sbarcati a Palermo. Caritas: servono canali umanitari

Sono stati accolti da tutta la macchina operativa composta da Caritas, Croce Rossa, Asp, protezione civile e comune di Palermo coordinata dalla prefettura. Per tutti è previsto il trasferimento in pulman in centri di accoglienza di altre regioni italiane: Campania, Puglia, Calabria, Lombardia e Piemonte
Migranti arrivati a Palermo maggio 2017 - 1
L'arrivo dei migranti a Palermo
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PALERMO - Sono arrivati questa mattina a bordo della nave militare inglese Echo 616 migranti, salvati nelle acque del canale di Sicilia. Si tratta in prevalenza di uomini originari dell'Africa sub-sahariana, in particolare della fascia magrebina a cui si aggiunge qualche siriano.

A sbarcare per prime sono state 12 donne africane di cui 5 in stato di gravidanza. I migranti sono stati accolti da tutta la macchina operativa composta da Caritas per la distribuzione di cibo, acqua e scarpe, Crocerossa, Asp, Protezione civile e comune di Palermo coordinata dalla prefettura di Palermo. I migranti, in piccoli gruppi da 150 verranno portati in questura per i fotosegnalamenti. Gli altri 300 rimarranno in attesa di essere identificati all'interno della tensostruttura annessa al molo di sbarco.

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Per tutti secondo quanto previsto dal ministero dell'interno è previsto un trasferimento in pulman in altri centri di accoglienza di altre regioni italiane: Campania, Puglia, Calabria, Lombardia e Piemonte. La Caritas per un breve periodo di alcuni giorni, accoglierà in via del tutto provvisoria soltanto 150 di loro soltanto il tempo necessario ad individuare altri luoghi di destinazione. Per il momento è ancora in fase di accertamento la eventuale presenza di minori stranieri non accompagnati.

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Il direttore della Caritas di Palermo padre Sergio Mattaliano, in merito alle recenti tragedie dei migranti che sono morti in mare, chiede che si attivino tutti gli strumenti nazionali e internazionali per favorire i canali umanitari sicuri. "Basta con tutti questi morti in mare. I trafficanti si possono combattere soltanto favorendo in tutti i modi possibili l'apertura di canali legali e sicuri per questi nostri fratelli migranti - e cioè i ponti umanitari. Dalle parole dobbiamo passare ai fatti sempre più concreti per frenare tutta questa ecatombe di persone che continua a morire in mare. Tutti i paesi europei coinvolti, compresa l'Italia, devono attivarsi per incentivare ulteriormente l'esperienza dei ponti umanitari che sta dando buoni frutti. Il numero degli arrivi però è ancora troppo basso e pensare di salvarli soltanto in mare facendoli cadere in mano ai trafficanti senza scrupoli continua ad essere profondamente inumano. La vita deve avere lo stesso valore per tutti e ognuno deve assumersi la propria responsabilità". (set)

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