19 giugno 2017 ore: 11:18
Economia

Migranti, Omar e la sua nuova famiglia. "Abbiamo 6 figli, ma per lui un piatto c'è sempre"

A Palermo Lorenzo e Concetta vivono con il solo lavoro del marito, nel popolare quartiere della Noce. Ma dopo l'amicizia del primo figlio con il ragazzo migrante, non ci hanno pensato due volte e hanno aperto la porta della loro casa. "Per noi è il settimo figlio"
Migranti: famiglia Pericolo

La famiglia di Omar

PALERMO - "Quando sto con loro mi sento a casa mia. Per me è davvero una famiglia". Queste sono le parole di Omar - giovanissimo immigrato da poco diciottenne - con cui esprime, in maniera timida e commossa, tutta la sua gratitudine per avere conosciuto la sua famiglia "amica".
Si tratta della famiglia Pericolo, che vive in maniera semplice, accontentandosi di quello che riesce a portare a casa il signor Lorenzo, venditore ambulante. La famiglia è composta dal padre Lorenzo, la madre Concetta e sei figli (la cui età va da 2 a 18 anni) e abita in una piccola strada del popolare quartiere della Noce. Il legame con Omar è frutto della profonda amicizia che è nata tra Giuseppe, il figlio di 16 anni, e il ragazzo allora minorenne che per un anno è stato accolto nella comunità per minori stranieri non accompagnati "Asante onlus". Giuseppe ha invitato più volte Omar a giocare a calcio con i suoi amici italiani e così, a poco a poco, il rapporto di amicizia si è fatto sempre più stretto.

La famiglia di Omar
Migranti: famiglia Pericolo

Infatti, nel corso del tempo è stato invitato sempre più spesso a pranzo dalla famiglia Pericolo che lo ha accolto con tutta la sua generosità, quasi "adottandolo" e facendolo sentire sempre a casa sua.
"Sono felice tutte le volte che posso stare con la famiglia di Giuseppe  - afferma Omar -. Quando gioco con la sorellina più piccola, mi sento tanto suo fratello più grande. Ci vogliamo tutti un gran bene ed è bellissimo stare con loro". "La nostra casa era prima accanto al centro Asante - racconta Giuseppe -. Con Omar un giorno ci siamo guardati e ci siamo subito risultati simpatici. A poco a poco poi l'ho invitato a giocare e a stare con i miei amici. A loro ho detto che si potevano fidare di lui perché lui è come noi. Il primo invito a casa è avvenuto un giorno che stavo male che lui mi è voluto stare vicino. Da quel momento tra lui e la mia famiglia è cresciuto un affetto molto forte tanto, da sentirmelo oggi come un fratello". 

Il viaggio di Omar per raggiungere la Sicilia è stato, come quello di tanti altri suoi coetanei, lungo e doloroso: dal Senegal dopo un faticoso itinerario durato sei mesi (in cui ha attraversato Mali, Burkina Faso, Niger e il pericolosissimo deserto) è arrivato in Libia, dove dopo 4 mesi. E quindi ha effettuato la traversata via mare per raggiungere l'Italia.
Fin da subito mamma Concetta e papà Lorenzo hanno capito quali fossero i bisogni del ragazzo che desiderava soltanto avere un po' di calore e di serenità. "Per noi è il settimo figlio - dice Lorenzo -. Nel mio piccolo non ho fatto mancare mai niente ai miei figli. Un posto a tavola per Omar c'è sempre con grandissimo affetto. Quella nostra è un'esperienza che stiamo facendo con tutto il cuore. Tutti stiamo imparando. Anche se si ha poco nella vita, come nel caso nostro, la porta bisogna lasciarla sempre aperta per persone come Omar. Lui ha capito a volte che avevamo difficoltà e a modo suo ci ha pure aiutato. Io cerco di dargli anche qualche buon consiglio di vita. I ragazzi come lui non devono essere visti come un problema. Oltre a fare il venditore ambulante sono anche un imbianchino. Se la mia situazione lavorativa migliorerà: spero tanto di dare qualcosa in più ai miei figli e quindi anche ad Omar che è ormai uno di noi".

"Abbiamo capito dalla storia che ha raccontato a mio figlio che aveva bisogno dell'affetto di una famiglia. Omar è un bravissimo ragazzo dagli occhi buoni. Anche quando mio marito è stato ricoverato in ospedale per alcuni giorni - racconta la signora Concetta con le lacrime agli occhi - Omar è voluto stare in ospedale tutto il tempo vicino a lui. In quel periodo faceva compagnia pure a me e ai fratellini. Per Natale e per i compleanni abbiamo sempre voluto condividere questi momenti con lui".

Oggi Omar, che per adesso sta completando gli studi, dopo avere ricevuto la protezione internazionale, da poco vive nello Sprar di Piana degli Albanesi. "Al centro Asante sono rimasto lo stesso legato - racconta - e ci vado alcuni giorni alla settimana per aiutare e confortare nella lingua e nei loro bisogni gli altri amici africani che sono arrivati da poco". "Abbiamo accolto il ragazzo offrendo tutti i nostri servizi - dice Roberto Carmina responsabile legale dell'associazione Asante onlus -. Lo abbiamo iscritto a scuola e seguito nel riconoscimento della protezione internazionale che adesso gli ha permesso l'inserimento in uno Sprar. Quello che possiamo fare però è sempre limitato perchè la vera accoglienza la devono fare le persone della città come è avvenuto in questo caso. Sono molto contento, infatti, di questa storia, perché l'integrazione vera passa dalla bellezza di famiglie come questa che devono diventare un modello per tutte le altre. Basta conoscere questi ragazzi nostri ospiti per capire quanta voglia di integrarsi a tutti i livelli hanno. Da loro si può imparare tanto perché hanno una forza e una voglia di non arrendersi mai che li spinge ad andare sempre avanti per migliorare noi e la società". (set) 

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