Migranti, Osservatorio Alarm Phone su Sarost: la competenza è maltese
ROMA - La competenza ad accogliere i 40 migranti tratti in salvo dalla nave Sarost 5 sarebbe di Malta, in quanto dopo il salvataggio il mercantile aveva raggiunto le acque internazionali di Ricerca e soccorso (Sar) dell'isola-Stato. Ad affermarlo in una nota il portale WatchTheMed Alarm Phone, un osservatorio nato nel 2014 per dare maggior diffusione agli Sos lanciati dalle imbarcazioni in difficolta' nel Mediterraneo.
"Negli ultimi quattro giorni, WatchTheMed Alarm Phone ha raccolto informazioni che suggeriscono che un'imbarcazione che trasportava 40 migranti provenienti da diversi Paesi africani, in cerca di protezione in Europa, sia stata trasferita illegalmente nelle acque territoriali tunisine dopo aver gia' raggiunto le acque internazionali Sar di Malta", hanno scritto gli attivisti.
Tra i profughi, si legge nella nota, ci sarebbero "otto donne, due delle quali sono incinte. La barca di legno era partita dalla Libia ed e' stata salvata venerdi' 13 luglio a nord della piattaforma petrolifera Astrat nelle acque internazionali e nella zona Sar maltese dalla nave di rifornimento Sarost 5. La Guardia costiera di Tunisi e l'equipaggio della nave di rifornimento hanno confermato la posizione della barca migrante nella zona Sar maltese. Sia Malta che l'Italia hanno negato alla nave di approvvigionamento il permesso di sbarcare i migranti nei porti italiani e maltesi".
"I migranti sono ancora in un limbo" denuncia WatchTheMed Alarm Phone. "Dopo il salvataggio, e' stato dato loro del cibo e trasferiti sulla piattaforma petrolifera. Piu' tardi, la nave di rifornimento e' ripartita in direzione di Sfax, in Tunisia, per sbarcare la gente li'. Le autorita' di Sfax, tuttavia, non hanno autorizzato lo sbarco. Gli e' stato quindi detto di sbarcare a Zarzis. Ma dall'una del mattino di lunedi' 16 luglio, la nave e' bloccata all'ingresso del porto".
L'osservatorio conclude quindi con un appello: "Chiediamo che le persone siano trasferite immediatamente in sicurezza in un porto sicuro in Europa. Chiediamo che le guardie costiere europee si assumano la responsabilita' di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso di imbarcazioni in situazioni di pericolo nelle loro zone Sar, come legalmente richiesto. Chiediamo una soluzione a lungo termine che consenta alle persone in difficolta' di poter accedere ai porti europei, piuttosto che valutare caso per caso, una prassi che prolunga inutilmente la sofferenza delle persone soccorse. Dichiariamo inoltre la nostra solidarieta' agli equipaggi di navi non governative e commerciali che svolgono operazioni di ricerca e salvataggio di importanza vitale nonostante gli ostacoli che i governi europei creano". (DIRE)