Migranti: piccoli gruppi e volontariato, è l’accoglienza secondo l'Emilia-Romagna
BOLOGNA – Poche settimane ancora e poi i migranti che arrivano in Emilia-Romagna potranno scegliere di fare attività di volontariato durante il periodo in cui sono in attesa di avere un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Lavoreranno fianco a fianco con associazioni del Terzo settore, cooperative ed enti locali occupandosi di pulizia delle strade, manutenzione e cura del verde pubblico. È quanto contenuto nel protocollo d’intesa definito dalla Giunta dalla regione Emilia-Romagna insieme ai Comuni, ai prefetti, ai sindacati e al Terzo settore per il quale la Regione ha previsto un contributo di 100 mila euro per l’assicurazione, per un massimo di 50 euro a testa e quindi per circa 2 mila persone. Lo scopo è favorire l’integrazione attraverso il coinvolgimento dei migranti in lavori di pubblica utilità. Un modo per permettere ai richiedenti asilo che si trovano all’interno dei centri di seconda accoglienza di trascorrere la giornata rendendosi utili con lavori per la comunità che li ospita e al contempo di evitare, giocando d’anticipo, il nascere di tensioni che possano sfociare in atti di intolleranza tra la popolazione locale e i migranti, così come accaduto in altre città italiane.
“Nella nostra regione abbiamo scelto un modello d’accoglienza che permette di evitare situazioni di disagio – dice Elisabetta Gualmini, vice presidente della regione Emilia-Romagna –. I migranti che arrivano da noi passano prima dal centro regionale di accoglienza di Bologna per poi essere sistemati in alloggi e piccole strutture sparse su tutto il territorio. In questo modo è più facile gestire l’accoglienza”. Un modello quello emiliano-romagnolo che fino a oggi sembra non mostrare crepe, almeno per quel che riguarda la prima fase di accoglienza. “Con il numero di arrivi in aumento ci siamo mossi per provare a dare una risposta immediata e lo abbiamo fatto coordinando tutti i soggetti coinvolti – spiega Gualmini –. Come regione stiamo facendo tanto e di certo non chiuderemo la porta a nessuno. Questo però non significa accogliere tutti ma mettere in piedi un sistema di accoglienza serio e quanto più possibile privo di ricadute insostenibili per sindaci e cittadini”.
I progetti in cui saranno coinvolti i migranti riguarderanno diversi lavori di pubblica utilità. In alcuni casi saranno progetti creati ex novo dalle associazioni e cooperative che operano sui territori comunali mentre in altri casi i migranti verranno inseriti in percorsi di volontariato già esistenti. I comuni dell’Emilia-Romagna infatti non sono nuovi a iniziative di questo tipo. Un esempio è Castello d’Argile, nel Bolognese, dove durante il periodo estivo 16 richiedenti asilo hanno lavorato a fianco degli operai comunali per la sistemazione dell’asilo, oppure i migranti accolti a Sassuolo (Modena) che da luglio sono iscritti nel Registro comunale dei volontari singoli del servizio civico di comunità e affiancano gli operai del Comune nei lavori utili o ancora a San Lazzaro (Bologna) dove alcuni migranti collaborano con l’associazione Amici della terra che gestisce l’orto comunale.
“Sono tante le associazioni e le cooperative che da tempo lavorano con gli enti locali – dice Luca De Paoli portavoce del Forum del Terzo settore –: il protocollo ha permesso di mettere in contatto tutti questi soggetti. In questo modo abbiamo unito le forze per far fronte a una situazione particolare. Prima operavamo separati ora invece esiste un coordinamento che consente di metterci in connessione”. (Dino Collazzo)