5 marzo 2016 ore: 12:50
Immigrazione

Migranti, più arrivi a gennaio in Italia: oltre 5000. Boom dalla Nigeria

I dati dell’Oim che parla di “flusso costante e misto”. Sempre più persone arrivano dalla zona sub sahariana e dal Corno d’Africa, mentre scompaiono completamente i siriani. Il direttore Oim per il Mediterraneo, Soda: “Nessun allarme, i nostri sono numeri del tutto gestibili”
Migranti in fila

ROMA – Un numero di arrivi costante e legato solo in parte alle grandi crisi internazionale. Un flusso misto in cui ai richiedenti protezione internazionale si aggiungono i migranti in cerca di un miglioramento socioeconomico e coloro che partono senza un vero progetto migratorio, perché attirati solo dalle promesse, o dalle pressioni, dei trafficanti. E’ questa ormai la fotografia dell’immigrazione in Italia, una situazione sui generis rispetto a quello che accade in Grecia e nei Balcani. Se nell’Europa dell’Est, infatti, ad arrivare sono soprattutto rifugiati siriani e afgani, sulle nostre coste, ormai da un paio d’anni, i flussi dalla Siria sono pressoché scomparsi, mentre continuano gli arrivi dal Corno d’Africa e dall’Africa subshariana. Con un incremento sostanziale dalla Nigeria, che preoccupa soprattutto per l’aumento delle donne, la maggior parte delle quale vittime di tratta.

Stando ai dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), a gennaio 2016 sono state salvate a largo delle coste italiane 5.273 persone, oltre mille in più rispetto allo stesso periodo di gennaio 2015 (5.528). Al primo posto tra le nazionalità, c’è appunto la Nigeria con 905 persone (a gennaio 2015 erano 109), segue il Gambia con 676 persone (451 nel 2015), la Guinea (504, erano 105 nel 2015), il Senegal che resta costante (493, rispetto ai 428 dell’anno prima) e il Marocco che cresce con 483 migranti (erano appena  93 dello stesso periodo del 2015). La Siria, invece, non compare neanche tra i primi quindici paesi, con solo 6 persone sbarcate da inizio anno.

“Il tema della Siria è importantissimo a livello internazionale e per l’Italia come paese membro dell’Unione europea , ma dal punto vista delle politiche migratorie non ci riguarda. La maggior parte di questi flussi non toccano le nostre coste per il momento – spiega Federico Soda, direttore dell’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo di Oim -. In Italia gli arivi sono ormai costanti  da alcuni anni, e in più sono flussi misti: ci sono i rifugiati, riconosciuti a livello europeo che possono usufruire della relocation , ma anche persone che arrivano da situazione delicate come il Sudan, dove ci sono milioni sfollati interni. In più ci sono tanti, soprattutto uomini, che si spostano per migliorare la propria condizione socioeconomica. Ma è un errore pensare che vogliano venire tutti qui: in realtà alcuni arrivano senza un reale progetto migratorio, attratti con l’inganno dai trafficanti. Sappiamo, per esempio, che nelle prime due settimane di febbraio c’è stato un transito molto importante dal Niger verso Libia, costituito per l’88 per cento da uomini. Queste persone si sono spostate perché i trafficanti vendono l’idea che in Libia ci siano opportunità di lavoro. Così una volta nel paese i migranti si rendono conto che la situazione è molto diversa da quella che immaginavano e decidono o di rientrare o di partire verso l’Europa. Ma i trafficanti spesso incoraggiano lo spostamento via mare”. Il problema, sottolinea, il direttore dell’Oim è che allo stato attuale “non esiste nessun canale legale per arrivare in Europa in maniera sicura. L unico modo di migliorare le proprie condizioni socioeconomiche è tirare i dadi con i trafficanti”.

A preoccupare, in particolare, è la crescita esponenziale degli arrivi dalla Nigeria. Se nel 2014 sul totale degli arrivi 9000 erano costituiti da nigeriani, nel 2015 il numero è passato a 22,237. E nell’ultimo mese (gennaio 2016) la Nigeria si colloca al primo posto tra i paesi di provenienza con quasi mille persone (905), un quinto del totale ( 5.237). “La situazione da monitorare è quella che riguarda le donne nigeriane. Nella maggior parte dei casi, quasi al 90 per cento, sappiamo che si tratta di vittime di tratta – spiega Soda – . Per questo va guardato con attenzione l’aumento sostanziale che c’è stato nel loro caso: ne arrivavano appena 433 nel 2013, nel 2014 sono aumentate a 1.500, nel 2015 sono state 5.000”.

Nonostante l’aumento di mille persone solo nell’ultimo mese, però, secondo l’Oim la situazione italiana non desta allarme, “i nostri sono numeri del tutto  gestibili”. Ma data la composizione variegata dei flussi il rischio è che buona parte degli arrivi venga derubricato nella categoria di “migranti economici. “C’è sempre questo rischio quando siamo di fronte a flussi misti – conclude Soda – perché essi includono sia rifugiati ben definiti dalle situazioni dei loro paese di origine, sia  persone che, a prescindere dal paese di origine, potrebbero essere perseguitate e avere diritto all’asilo. E’ quindi pericoloso generalizzare in base alla nazionalità. La determinazione va fatta in base alla storia individuale, bisogna cercare di capire se l’individuo ha diritto alla protezione internazionale o no, ed è quello che l’Italia sta cercando di fare”. (ec)

 

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