22 giugno 2020 ore: 15:00
Immigrazione

Migranti, quarantena "differenziata" per i 278 arrivati con navi ong. Riparte la Ocean Viking

Le 211 persone salvate da Sea Watch sono state trasferite sulla nave quarantena Moby Zazà, mentre i 67 di Mediterranea sono nell'hotspot di Pozzallo. Miraglia (Arci): "Il discrimine è il colore della bandiera della nave che ti salva, non la sostenibilità delle condizioni di sicurezza, non la legislazione internazionale"
Sea Watch Sea Watch sbarco

Sea Watch, lo sbarco a Messina

ROMA - Stanno trascorrendo il primo giorno di  quarantena sulla nave Moby Zazà i 211 migranti salvati in mare dalla nave dell’ong tedesca Sea watch. Dopo l’apprensione iniziale, il tampone negativo dell’unico caso sospetto di Covid 19 ha chiarito che a bordo non ci sono persone contagiate. I naufraghi trascorreranno comunque 14 giorni sulla nave quarantena, attraccata a Porto Empedocle. Diverso il caso di Mediterraneasaving humans, arrivata al porto di Pozzallo con 67 persone salvate dopo un sos raccolto dalla piattaforma di Alarm phone. I migranti portati a terra, trascorreranno la quarantena nell’hotspot della città.

Una disparità di trattamento che fa discutere. “Ci sono cose difficili da spiegare. Il 20 giugno la Mare Jonio, imbarcazione di salvataggio battente bandiera italiana di Mediterranea Saving Humans, ha potuto terminare le operazioni di salvataggio con lo sbarco a Pozzallo delle 67 persone tratte in salvo. Pozzallo è un porto sicuro, dove accogliere e rifocillare superstiti di viaggi in fuga da violenze e soprusi - sottolinea Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci -. Il 21 giugno, l’operazione di soccorso condotta dalla nave della Sea Watch, ong tedesca, non ha invece potuto portare a compimento tale operazione perché nessuno sbarco è stato concesso: le 211 persone tratte in salvo in 4 operazione di salvataggio in mare, sono state trasbordate sulla nave Moby Zaza, dove dovranno trascorrere perlomeno altri 15 giorni di quarantena. Per loro non c’è un porto sicuro in Italia”.

Miraglia ricorda che lo scorso aprile "un decreto interministeriale ha stabilito che i porti italiani non sono porti sicuri per le navi battenti bandiera non italiana. Un decreto al quale la Protezione Civile ha provato a mettere una toppa con un provvedimento che prevede la possibilità di trascorrere il periodo di quarantena su navi messe a disposizione dallo Stato italiano, a largo dai nostri porti - aggiunge - Il discrimine è il colore della bandiera della nave che ti salva o, nel caso dei tunisini, della nazionalità a cui appartieni. Non la sostenibilità delle condizioni di sicurezza, non la legislazione internazionale. Costringere persone sopravvissute ai viaggi in mare a trascorrere altri 15 giorni in alto mare è un’ingiustizia: le operazioni di salvataggio, che per definizione normativa terminano con lo sbarco sulla terraferma, vengono stravolte e le persone salvate vengono costrette a restare in una situazione di disagio”.

Intanto questa mattina Sos Mediterranée ha annunciato il ritorno in mare della Ocean Viking. Nelle ultime settimane centinaia di persone sono state costrette a prendere il mare su imbarcazioni non adatte alla navigazione cercando la salvezza sulle coste Europee - scrive l’ong -.  Riprendiamo la missione di salvataggio in mare. La Ocean Viking ha lasciato il porto di Marsiglia questa mattina con l’aggiunta di una nuova squadra medica a bordo.  In seguito alla fine della partnership con Medici Senza Frontiere Sos Mediterranée si è riorganizzata per far fronte alla necessità di tornare a salvare vite in mare: per proseguire la sua missione fa appello alla generosità dei cittadini europei”. Il team a bordo è composto da 22 persone: oltre ai soccorritori, per la prima volta dall'inizio delle operazioni sarà a bordo anche un team medico interno. L'associazione ha assunto quattro professionisti sanitari: un dottore, due infermiere e un'ostetrica. In media sulla Ocean Viking vengono effettuate 550 consultazioni mediche al mese. Sos Mediterranée gestirà anche i medicinali e i presidi della clinica interna, situata sul ponte di poppa. L’ong francese si farà carico di tutti i costi marittimi (noleggio della nave, carburante, ecc.) nonché dei bisogni essenziali dei sopravvissuti (cibo, medicine, vestiti, kit di pronto soccorso). “C'è un urgente bisogno di tornare in mare, poiché la situazione umanitaria nel Mediterraneo centrale è estremamente preoccupante. Migliaia di persone continuano a cercare di fuggire dalla Libia su imbarcazioni di fortuna e si trovano in pericolo di vita", dichiara Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranée Italia.  “La nostra associazione è stata fondata cinque anni fa: nel corso di questi anni la situazione nel Mediterraneo centrale non ha smesso di peggiorare. Ma da allora,  grazie ad una eccezionale mobilitazione della società civile, siamo riusciti a salvare più di 31mila persone. Adesso abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti: donate per sostenere la nostra nave ambulanza”.  

 



 


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