24 giugno 2015 ore: 16:00
Immigrazione

Migranti, richieste d’asilo nei paesi d’origine. La proposta Cir-Marazziti

Pdl presentata dal deputato e sostenuta dal Consiglio italiano rifugiati tenta di dare all’Italia una legge sull’asilo: prevede ingressi legali attraverso domande anche nei paesi di transito, mutuo riconoscimento e punta a creare il rifugiato europeo. Hein: “Dal vertice europeo solo misure repressive e di contrasto”
Migranti e accoglienza. Tutti in fila

ROMA – L’obiettivo è proporre una serie di soluzioni per il superamento dell’attuale crisi del diritto d’asilo in Italia e in Europa. Ma il punto centrale è tutto contenuto nell’articolo 25 della proposta di legge, in cui si dice chiaramente che “la domanda di protezione internazionale può essere presentata anche nello Stato d’origine del richiedente previo colloquio con l’Acnur (Alto commissariato Onu per i rifugiati, ndr) o altri organismi e organizzazioni non governative nazionali e internazionali presenti nello Stato, che, a seguito dell’esito positivo di tale colloquio, provvedono a inviare la domanda per via telematica all’ambasciata o al consolato italiano competente per territorio”. Alla vigilia del Consiglio europeo che si apre domani a Bruxelles, è stata presentata oggi a Roma la proposta di legge depositata alla Camera da Mario Marazziti, deputato di Per l’Italia, e appoggiata dal Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir).

Si tratta, innanzitutto, di una legge sul diritto d’asilo in Italia che prevede di disciplinare il fenomeno in maniera organica. Ma alla base c’è l’idea che per trovare una soluzione alla crisi nel Mediterraneo bisogna puntare sull’apertura di canali legali di ingresso e superare il regolamento Dublino III. Secondo l’articolo 25 della proposta di legge, infatti, la domanda d’asilo può essere presentata già nei paesi di origine o di transito dei migranti. Dopodiché al richiedente viene rilasciato un visto umanitario di ingresso in Italia della durata di 15 giorni. In caso di indigenza o in mancanza di un documento di viaggio, il migrante avrà un lasciapassare e se impossibilitato a compiere il viaggio verso l’Italia le spese saranno coperte dal Fondo nazionale per la protezione internazionale. Una volta sul suolo italiano, poi, viene presentata la domanda di protezione internazionale e la Commissione è tenuta a decidere entro 15 giorni.  

“Vogliamo fare un passo avanti sulla strada del diritto – spiega Marazziti – E  disciplinare in maniera organica l’asilo, perché una legge di questo tipo manca da troppi anni in Italia. La speranza è che questa proposta, che è già stata incardinata in prima commissione, possa costituire la base del futuro Testo unico sul diritto d’asilo”. Per ridurre le vittime nel Mediterraneo, aggiunge, l’unica soluzione sono i “canali sicuri di accesso, che riescono a ridurre anche lo sfruttamento e la schiavitù. Bisogna intercettare flussi, creare un primo database europeo delle domande e dare vita a viaggi sicuri”. Marazziti sottolinea inoltre che l’errore più comune è continuare a parlare di “emergenza immigrazione”: “abbiamo 58mila migranti sbarcati nei primi sei mesi del 2015, e avevamo 58mila migranti nello stesso periodo del 2014. Non si tratta quindi di un’emergenza ma di un dato strutturale. Mentre la riduzione ad emergenza ha impedito finora qualsiasi risposta concreta al fenomeno

“Non siamo molto ottimisti sugli esiti del Consiglio Europeo di domani - aggiunge Christopher Hein, direttore del Cir – le uniche soluzioni su cui ci sembra ci sia accordo sono quelle repressive e di contrasto, come l’operazione Eunafvor Med, sulla lotta ai trafficanti. L’intento dichiarato è evitare le morti in mare, ma la conseguenza concreta è di impedire gli arrivi dei profughi. E queste persone che alternative avranno alle carceri libiche? Se le misure di contrasto ai trafficanti di persone non verranno affiancate da misure di ingresso regolare, si rischia di costruire un altro muro, di condannare i richiedenti asilo, i rifugiati e i migranti presenti in Libia ad essere esposti ad ogni tipo di violenza e negazione di diritti elementari, senza avere scampo. In questo modo non si produrrà altro che l’utilizzo di nuove rotte più lunghe e ancor più pericolose per raggiungere il nostro continente”.

Per questo il Cir sostiene la proposta Marazziti e, in questi giorni lancia la campagna Ponti non muri, finanziata della Fondazione Unipol, che promuove a tutti i livelli misure che offrono concrete alternative alle persona in fuga. Tra le proposte c’è quella di potenziare  i programmi di reinsediamento e di ammissione umanitaria, nonché la sponsorizzazione di ingressi da parte di familiari residenti, gruppi di cittadini e associazioni. “Bisogna rivedere il regolamento Dublino III – conclude Hein - e appoggiare la misura, già proposta dall’Italia, del mutuo riconoscimento  sulle decisioni di asilo, per creare la figura del rifugiato europeo. Tutte le resistenze che vediamo, i muri interni ed esterni degli atati europei sono sintomo di una grande miopia, perché le persone già si spostano ma sono costrette a farlo in maniera illegale. E nel 70 per cento dei casi vanno dove hanno già dei legami che possano sostenerli”.

Sulla stessa scia anche Roberto Zaccaria, presidente del Cir: “le limitazioni alla libertà di circolazione rappresentano ferite aperte che denunciano una degenerazione di un sistema asilo che al momento evidentemente non funziona. Le quote, se approvate, potranno aiutare l’Italia e la Grecia a defaticare un sistema d’asilo in affanno, ma non risolveranno i problemi dei rifugiati che, spostati come pacchi postali, cercheranno comunque di arrivare alla loro meta. Noi crediamo che l’unica concreta possibilità sia superare il Sistema Dublino, ormai miseramente fallito. Per questa ragione promuoviamo la creazione di uno status di rifugiato europeo attraverso il mutuo riconoscimento delle decisioni positive che permetterebbe ai rifugiati, una volta riconosciuti tali, di scegliere il Paese Europeo in cui stabilirsi. Se l’Europa vuole essere credibile deve poter dare delle risposte dignitose alle esigenze dei rifugiati” (ec)

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