Migranti, rifugiati e istituzioni a tavola per il "pasto dell'incontro"
Migranti, rifugiati e istituzioni. Piu' di un centinaio di persone e' stato protagonista, nella mensa 'San Giovanni Paolo II' della Caritas Diocesana di Roma, de 'Il Pasto dell'Incontro', evento nato nel contesto della campagna di Caritas International 'Share tre Journey' (Condividiamo il cammino) e occasione che ha rappresentato un importante momento di scambio tra chi ha vissuto la necessita' di dovere migrare e coloro che a vario titolo lavorano su questi temi. Tra loro il direttore della Caritas di Roma, Mons. Enrico Feroci, il segretario generale di Caritas International, Michel Roy, il responsabile area migrazione Caritas Italiana, Oliviero Forti, l'assessore capitolino alla Persona, Scuola e Comunita' solidale, Laura Baldassarre, e' una famiglia romana che per un anno e mezzo, nell'ambito di un progetto, ha ospitato un rifugiato nella propria abitazione.
"Parliamo soprattutto alle persone sensibili e attente che vogliono capire che ci sono persone come noi che hanno bisogno e noi dobbiamo camminare insieme con loro, non lasciarle indietro e andarle a recuperare quando eventualmente ci fa comodo- ha detto mons. Feroci- Tutte le volte che incontriamo i migranti hanno un senso di gratitudine molto forte nei nostri confronti e riconoscere questa gratitudine significa anche fare crescere in loro la disponibilita' nei nostri confronti. Viceversa osteggiarla significa non solo fare crescere in loro le ferite che hanno ricevuto nei propri paesi ma anche altre qui in questo momento. E queste ferite possono produrre un domani una malattia molto piu' grande verso la quale non siamo preparati per guarirla".
L'assessore Baldassarre ha sottolineato che "il pranzo e' un luogo simbolo della comunita' piu' accogliente che potremmo creare, stiamo collaborando con le istituzioni e le organizzazioni per rendere Roma piu' accogliente. Questo e' un momento importante per la citta' e sedersi al tavolo insieme e' un modo per continuare a lavorare per un futuro migliore".
Piu' significativa delle parole, l'esperienza vissuta e raccontata da Massimiliano, Raffaella e Tommaso, una famiglia romana del quartiere Trieste, che per un anno e mezzo ha ospitato Korkiss, ragazzo di 23 anni della Costa d'Avorio, costretto a scappare dal suo Paese in guerra nel 2011: "L'esperienza e' nata dai vari appelli che Papa Francesco ha fatto, quindi mi sono confrontata con mio marito e gli ho detto che dovevamo agire per fare qualcosa di concreto- ha spiegato Raffaella- ho scritto una mail alla Caritas che mi ha ricontattato e cosi' e' cominciato il percorso".
"Korkiss e' stato con noi circa un anno e mezzo, In questo periodo ha fatto un percorso di formazione prima di italiano, quindi ha conseguito la la licenza media e poi ha fatto un corso professionale grazie al quale ha trovato lavoro. Ora vive in una casa che convive con un suo amico". Korkiss ha contratti stagionali in una pizzeria in Trentino e ogni domenica pranza con la sua 'famiglia' italiana: "Quando ero nel centro mi hanno proposto due cose: andare in una famiglia o in una casa di semiautonomi a- ha raccontato Korkiss- Inizialmente avevo deciso di andare in una casa di semiautonomi a perche' volevo stare da solo, poi un operatore mi ha consigliato di andare in una famiglia perche' mi avrebbe aiutato in tante cose, come la scuola o un mestiere, e poi non parlavo italiano. E alla fine ringrazio di essere andato da loro perche' ho imparato tante cose e mi sento meglio". (DIRE)