Migranti soccorsi in mare, Medici senza frontiere riprende le operazioni
Dignity, Msf
box ROMA – E' iniziata con il recupero di 308 migranti la ripresa delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale da parte delle navi di Medici senza frontiere. Soccorsi dalla Dignity I, i migranti arriveranno in Sicilia domani, ma dalle prossime settimane, l'organizzazione aumenterà la portata delle operazioni, impiegando personale medico qualificato a bordo di altre due navi, posizionate nelle acque a nord della Libia e attivamente impiegate nella ricerca di imbarcazioni che necessitano soccorso. Operazioni avviate proprio nel 2016 per evitare che nel tratto di mare tra Libia e Italia muoiano ancora altre persone.
Lo scorso anno, infatti, sono morte quasi 3 mila persone in mare in quella che resta, secondo l'organizzazione, la rotta migratoria più battuta. “In questo stesso periodo un anno fa, Msf annunciava l’inizio delle operazioni di ricerca e soccorso, definendo il Mediterraneo una fossa comune: da allora, non molto è cambiato - dichiara Joanne Liu, presidente internazionale di Msf -. Le crisi e i conflitti in diverse parti del mondo continuano a costringere milioni di persone a fuggire, e le politiche di deterrenza degli stati europei, come il rifiuto ad offrire alternative concrete alle fatali traversate via mare, continuano ad essere causa di morte per migliaia di loro. In quanto operatori umanitari, ci rifiutiamo ancora una volta di restare a guardare dal molo".
La prima nave di Medici senza frontiere impiegata quest’anno per azioni di ricerca e soccorso, la Dignity I, della lunghezza di 50 metri, è salpata il 21 aprile dal porto di La Valletta, a Malta. La nave ha la capacità di accogliere a bordo 400 persone soccorse, e ha un equipaggio di 16 persone, compreso il personale medico. Durante la prima operazione la Dignity I ha ricevuto un trasferimento di 308 persone (205 uomini, 80 donne, 23 bambini, principalmente Eritrei), da un’altra nave di soccorso italiana. “Migranti e rifugiati vogliono una vita migliore o più sicura - spiega Joanne Liu -: non è accettabile che li si tratti come criminali o, ancora peggio, che li si lasci morire durante la loro fuga. Invece di focalizzarsi sulla deterrenza e la sorveglianza, gli stati europei devono assicurare alternative sicure alle traversate in mare, e un meccanismo di ricerca e soccorso proattivo e destinato esclusivamente a tale fine. La vita di migliaia di persone dipende da questo”.
Nel 2015, le équipe di MSF a bordo delle tre navi di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale hanno assistito oltre 23 mila persone in 120 diverse operazioni. Nel Mar Egeo, nell’isola di Lesbo, Medici senza frontiere in partnership con Greenpeace ha assistito oltre 14 mila persone nel tratto di mare che separa la Turchia dalla Grecia. In totale, nel 2015 Medici senza frontiere ha curato oltre 100 mila persone nel Mar Mediterraneo, Mar Egeo, in Grecia, Italia e lungo la rotta balcanica.