Migranti, "una nuova accoglienza per creare lavoro agli italiani disoccupati"
PALERMO - Chi sono i rifugiati e quali diritti devono essere riconosciuti lontano dalle politiche di chiusura e vicino a quella dell’accoglienza e del lavoro. In questa chiave questa mattina si è svolto presso l’istituto di formazione politica e sociale Pedro Arrupe il seminario su “Gli immigrati nel contesto dell’unione europea: evoluzione e prospettive. Obiettivo dell’incontro è stato quello di comprendere verso quali direzioni si stanno muovendo gli Stati europei al fine di rispondere alla “sfida” creata dai recenti flussi migratori verso l'Europa e conoscere le difficoltà legate alle politiche d’asilo e all’accoglienza dei rifugiati. Al seminario sono intervenuti, tra gli altri, Catherine Wihtol De Wenden, esperta per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto di asilo e Statuto costituzionale dello Straniero e Fabio Massimo Lo Verde, docente di Sociologia generale, entrambi dell’Università di Palermo.
“Parlare dei rifugiati oggi è quanto mai prioritario perché ci troviamo davanti ad un fenomeno epocale – afferma Nicoletta Purpura, direttore dell’istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe” -. La sfida dell’Unione europea deve essere proprio quella di organizzarsi in tempi rapidi. I migranti che arrivano sono sempre più numerosi per cui occorre trovare soluzioni comuni per dimostrare che siamo in grado di rispondere a questa emergenza ripensando il sistema in chiave di accoglienza. Sicuramente occorre ragionare su un approccio migliore al tema che permetta alla nostra popolazione di non percepire gli immigrati come un’invasione di chi ruba il lavoro. Occorre trovare nuove possibilità di creare lavoro agli italiani nell’ambito delle strade dell’accoglienza. Questa potrebbe essere una chiave innovativa impegnando i disoccupati italiani e facendoli lavorare in un quadro rinnovato di accoglienza in cui la spesa che viene fatta vada principalmente a chi ha bisogno e non a coloro che gestiscono il traffico in maniera illecita lontano dalla vera ospitalità”.
Ma che cosa non ha funzionato e che cosa deve ancora funzionare in termini di politica migratoria? A questo ha risposto Catherine Wihtol De Wenden. “Finora non ha funzionato l’approccio securitario all’immigrazione dell’asilo. In 25 anni abbiamo fatto la guerra di chiusura europea all’immigrazione e all’asilo in un contesto dell’opinione pubblica sostenuta spesso da idee di estrema destra – afferma -. Abbiamo fatto in Europa una politica di opinione basata esclusivamente sull’efficacia del controllo delle frontiere che non ha dato buoni risultati e oggi siamo in una crisi della politica della sicurezza e delle strategie di dissuasione dei migranti a raggiungere l’Europa. La politica di dissuasione non funziona e bisogna avere un’altra prospettiva e forse dobbiamo rifare tutto in maniera diversa se dobbiamo parlare di accoglienza e integrazione, aprendo prima di tutto le frontiere. Dobbiamo avere una politica più aperta e penso che Dublino 2 non funziona perchè non regge considerato che il flusso migratorio non può ricadere solo su pochi paesi di primo arrivo”.
Jenny Zammit, invece, consulente, psicologa e docente presso il corso di medicina dell’università di Malta ha parlato della sua esperienza recente di partecipazione al campo di volontariato per i rifugiati presso il centro della Fondazione “San Giovanni Battista” di Ragusa, organizzato dalla Cvx Europa che, iniziato lo scorso luglio si concluderà nel gennaio 2016. “Abbiamo visto nei centri della Sicilia, in pieno periodo estivo, tanti migranti arrabbiati – dice -. Nei tre centri che abbiamo visitato e in cui abbiamo sostenuto e accompagnato gli immigrati, abbiamo incontrato operatori che ci hanno detto che non c’era bisogno di fare miracoli ma soltanto di accompagnarli come degli amici. Noi abbiamo cercato di farlo, cucinando e facendo tante cose insieme. Con alcune donne abbiamo condiviso alcuni momenti della loro giornata. E’ stato tutto molto bello perché noi abbiamo molto imparato da loro”. “Oggi credo che bisogna fare sensibilizzazione ad ampio raggio sul tema dell’immigrazione – continua - parlando non soltanto a chi è interessato ma anche alla gente ordinaria. Un modo per riuscire a sfatare la paura dettata dall’ignoranza che hanno molti degli immigrati. Dobbiamo avere un approccio di prossimità, come dice Papa Francesco, che ci fa ascoltare con il cuore coloro che arrivano cercando di capire come possiamo aiutarli”. (set)