3 febbraio 2016 ore: 13:13
Immigrazione

Migranti, via al nuovo decreto flussi: 30 mila quote previste

Domande da oggi fino al 31 dicembre. La maggior parte delle quote riguarda la conversione dei permessi di soggiorno; 13 mila i posti per gli stagionali. Critica la Uil: “Serve programmazione triennale, questi minidecreti non risolvono il problema dell’immigrazione irregolare”
Due immigrati a lavoro

ROMA – E’ stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il nuovo Decreto flussi 2016 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 dicembre 2015). La misura, che riguarda l’ingresso in Italia di lavoratori stagionali e autonomi, e la conversione dei permessi di soggiorno, prevede in tutto oltre 30mila quote. La compilazione delle domande, prende il via oggi, 3 febbraio 2016, sul sito: https://nullaostalavoro.dlci.interno.it/ e terminerà il 31 dicembre 2016.

Lavoratori autonomi e conversioni di permesso di soggiorno. Nello specifico, “in base al nuovo decreto –chiarisce una circolare congiunta dei ministeri dell'Interno e del Lavoro– sono ammessi in Italia 17.850 lavoratori stranieri per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo”. Di questi 1.000 devono essere lavoratori stranieri che abbiano completato programmi di formazione e istruzione nei Paesi d'origine; 100 lavoratori stranieri cittadini di Paesi che hanno partecipato all'Esposizione Universale di Milano del 2015; 2.400 lavoratori autonomi tra cui gli imprenditori che svolgono attività di interesse per l'economia italiana (con l'impiego di risorse proprie inferiori a 500mila euro e provenienti da fonti lecite, nonché la creazione di almeno tre nuovi posti di lavoro); liberi professionisti riconducibili a posizioni vigilate oppure non regolamentate ma rappresentative a livello nazionale e comprese negli elenchi curati dalla Pubblica amministrazione; figure societarie, di società non cooperative, espressamente previste dalla normativa vigente in materia di visti d'ingresso; artisti di chiara fama internazionale, o di alta qualificazione professionale, ingaggiati da enti pubblici oppure da enti privati; cittadini stranieri per la costituzione di imprese "start-up innovative" ai sensi della legge 17 dicembre 2012 n. 221, in presenza dei requisiti previsti dalla stessa legge, a favore dei quali sia riconducibile un rapporto di lavoro di natura autonoma con l'impresa; 100 lavoratori stranieri per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado di linea diretta di ascendenza, residenti in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile. Le restanti 14.250 quote vengono riservate a coloro che devono convertire in lavoro subordinato il permesso di soggiorno già posseduto ad altro titolo.

Lavoratori stagionali. In base all'articolo 4 del nuovo decreto sono, invece, 13.000 i lavoratori stranieri per motivi di lavoro subordinato stagionale. La quota riguarda i lavoratori subordinati stagionali non comunitari di Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d'Avorio, Egitto, Etiopia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Ucraina, Tunisia. Nell'ambito della quota di 13.000 unità, 1.500 ingressi sono riservati alle richieste di nulla osta stagionale pluriennale, ovvero relative a quei lavoratori che abbiano già fatto ingresso in Italia per prestare lavoro subordinato stagionale per almeno due anni consecutivi e per i quali il datore di lavoro può presentare richiesta di nulla osta pluriennale per lavoro subordinato stagionale.

Il flop del decreto flussi 2015. Nonostante il decreto flussi rappresenti l’unica via per l’ingresso legale in Italia dei cosiddetti migranti economici, negli ultimi anni è stato un vero e proprio flop. In particolare, nel 2015 è andato quasi deserto: su 17.850 ingressi previsti, sono state presentate solo 3.891 domande, pari al 21,8 per cento. Tanto che il Governo è stato costretto a posticipare la scadenza della presentazione delle domande dal 30 agosto al 31 dicembre. Anche per gli stagionali, per le 13 mila quote previste ad aprile, erano state presentate 29.642 domande. Ma i parere positivi  emessi dalle direzioni territoriali del lavoro sono stati 5.661, a cui sono seguiti circa 4.300 nulla osta rilasciati dagli sportelli unici per l’immigrazione. Per arrivare all’emissione di soli 2.050 contratti di soggiorno. “Cioè la montagna di quasi 30 mila richieste ha prodotto il topolino di duemila contratti reali – tuonava già a novembre Giuseppe Casucci della Uil. Tra le cause del flop nel 2015, per i lavoratori stagionali, l’eccesso di offerta di manodopera composta da stranieri rimasti senza lavoro, richiedenti asilo e cittadini comunitari. “E’ manodopera già presente in Italia e subito disponibile. Ci pensa poi il caporalato a gestire l’intermediazione del lavoro in settori come l’agricoltura, l’edilizia, ma anche il commercio ed i servizi alla persona. Malgrado una legge che sanziona il caporalato ed una direttiva europea che sanziona gli imprenditori che assumono stranieri irregolari, questo meccanismo si dimostra più efficiente (e spesso spietato) dei servizi pubblici per l’impiego e produce di conseguenza la rottamazione di strumenti ormai obsoleti come i decreti flussi che servono solo (vedi le 30 mila domande presentate) ad ingrassare il mercato dei permessi, non certo quello dell’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. C’è poi la lentezza della burocrazia, insensibile alle leggi naturali che governano l’agricoltura”.
Anche sul decreto appena pubblicato il sindacalista è molto critico: “la maggioranza delle quote non riguarda gli ingressi ma le conversioni dei permessi – spiega -, grossi ingressi di lavoratori non stagionali, dunque, non ce ne sono. Per quanto riguarda gli stagionali, poi, dopo la débacle del 2015 forse non c’era bisogno di un nuovo decreto ma bastava prorogare il precedente. La verità è che un vero decreto flussi non si fa dal 2010: annualmente si fanno questi minidecreti che non risolvono la situazione, né contrastano l’immigrazione irregolare, perché le porte regolari di ingresso restano chiuse – aggiunge - La parte della conversione dei permessi è importante ma non basta. Soprattutto per gli stagionali andrebbe ripensato il sistema, che ora permette a chi vuole imbrogliare di farlo. Bisogna tornare a un programmazione triennale, capire cosa sta succedendo e come regolare il fenomeno”. (ec)

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