Migranti, violenze e torture in Libia: "Il calo arrivi non è una buona notizia"
ROMA - Racconti drammatici di violenze e torture, esperienze che segnano il corpo e la mente. E’ quanto riportano le vittime assistite dal Centro SaMiFo, nato per curare le ferite visibili e invisibili delle persone che hanno subito violenza e tortura a livello internazionale. Secondo i numeri del rapporto 2018 del Centro Astalli, che viene presentato oggi a Roma, sono aumentate nel 2017 le persone traumatizzate in seguito al viaggio e soprattutto alla detenzione nei centri in Libia: spesso dalle visite psichiatriche e medico-legali emergono racconti agghiaccianti.
“Il calo del numero delle persone che arriva in Europa in cerca di protezione non è necessariamente una buona notizia – si legge nel dossier -. Sebbene le vittime dei viaggi in mare siano diminuite nell’ultimo anno in termini assoluti, è rimasta pressoché invariata la mortalità delle rotte: sia nel 2016 che nel 2017 non ce l’hanno fatta almeno 2 migranti su 100. Ai confini d’Europa si continua a restare intrappolati in situazioni di limbo, senza speranza e, in alcuni casi, senza le condizioni minime di una vita dignitosa, come avviene ad esempio sulle isole greche”. Inoltre, secondo il Centro Astalli, l’effetto delle misure introdotte nel corso del 2017 per ridurre il flusso degli arrivi in Europa attraverso il Mediterraneo centrale “al momento implica che i migranti siano trattenuti in Libia più a lungo e che possano essere soggetti a detenzione in condizioni critiche, anche più volte nel caso in cui siano intercettati in mare e riportati al porto di partenza”.Tra i casi segnalati nel rapporto anche quello dell’Afghanistan: nonostante resti il secondo Paese di origine dei rifugiati nel mondo, si registra un vistoso calo di presenze di cittadini afgani nei servizi a Roma “questo mostra che i tanti che pure continuano a fuggire da un Paese ancora molto instabile e insicuro, spesso trovano la strada sbarrata”, spiega Astalli.
Secondo il dossier un quarto delle persone che nel 2017 si sono rivolte allo sportello di ascolto socio-legale ha vissuto significative esperienze di tortura e violenza intenzionale, per cui si è ritenuto necessario avviare un percorso di accompagnamento e riabilitazione attraverso l’invio al Centro SaMiFo. Per questo nel rapporto il Centro Astalli sottolinea l’importanza di riconoscere le vulnerabilità. “Accompagnare chi arriva in Italia in cerca di protezione significa in primo luogo dare adeguata attenzione ai sintomi di malessere fisico e psichico che molti migranti forzati vivono nelle diverse fasi del loro percorso nel nostro Paese” si legge -. Nei centri d’accoglienza trova maggiore continuità l’accompagnamento delle persone in condizione di vulnerabilità, che nel 2017 rappresentano quasi il 40 per cento del totale degli ospiti. Si tratta per la gran parte di donne, più esposte alla violenza nei Paesi di origine e transito, ma anche di giovani uomini e bambini che presentano vulnerabilità sanitarie significative quali invalidità e patologie croniche. Un supporto costante è necessario per i minori stranieri non accompagnati che si sono trovati a intraprendere da soli un viaggio lungo e rischioso e sono a volte incapaci di affrontare la lontananza, la mancanza e il carico di responsabilità di cui la famiglia d’origine spesso li investe”.
Il Centro Astalli ha partecipato, con altri organizzazioni, enti di tutela, enti pubblici e istituzioni locali alla formulazione delle Linee Guida per la programmazione dell’assistenza ai rifugiati vittime di tortura e violenza intenzionale, pubblicate il 24 aprile 2017. “Si tratta di un provvedimento volto a fornire indicazioni sull’attuazione di interventi appropriati e uniformi su tutto il territorio nazionale, attraverso percorsi per l’individuazione – spiega l’organizzazione -, la presa in carico e il trattamento di vittime di violenza intenzionale e di tortura, in continuità con il sistema di accoglienza per i rifugiati e il sistema di assistenza socio-sanitaria”. (ec)