Milano, il Centro di emergenza sociale si trasferisce: 180 posti per i rom sgomberati
MILANO – Sarà la stabilizzazione di quanto sperimentato a partire dal giugno 2013: il Centro di emergenza sociale (Ces) si trasferirà da via Lombroso a via Bonfadini, a qualche centinaio di metri di distanza. Il Ces nasce come soluzione temporanea per famiglie sfrattate e sgomberate che non abbiano mai ricevuto alcun sostegno dal comune di Milano. Motivo del trasferimento della struttura, costata in due anni oltre due milioni di euro secondo l'associazione di medici volontari Naga, è la fine della convenzione per la cessione del terreno, che la società Sogemi, che gestisce l'Ortomercato milanese, aveva dato al comune fino a settembre 2014. Ancora non si sa il tempo necessario per l'operazione, ma si prevedono 1,5 milioni di euro di spese, anche per la bonifica del terreno. Finora per la struttura erano stati erogati fondi di provenienza dal Piano Nomadi voluto dall'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni.
Nessun cambiamento all'orizzonte: a gestire il centro sarà ancora un consorzio con Farsi Prossimo come capofila insieme a Casa della Carità e Padri somaschi. I posti disponibili saranno 30 in più rispetto ad oggi, per un totale di 180. Fino ad oggi solo "alcune famiglie", stando alle dichiarazioni dell'assessore alla Sicurezza Marco Granelli ai volontari dell'associazione di medici volontari Naga che a settembre ha chiuso il rapporto "Nomadi per forza", non erano rom. La stragrande maggioranza delle oltre 700 persone transitate sui due centri (uno era in via Lombroso, l'altro resterà in via Barzaghi) sono rom. "Non è una soluzione a lungo e medio termine: lo dice persino la parola che definisce i centri, 'emergenza'", osserva Norina Vitali, volontaria del gruppo medicina di strada del Naga.
Nel documento "Nomadi per forza" presentato in febbraio, il Naga ha sottolineato i punti di debolezza dei Ces. Primo tra tutti i costi: "Nelle linee guida si ipotizzavano strutture abitative differenti come l'autocostruzione, che sarebbe molto più economica e coinvolgerebbe i rom stessi", nota Vitali. Il sotto tavolo della Consulta rom per discutere dell'argomento, però, si è riunito solo tre volte tra marzo e maggio 2014. Da allora basta. Compresi entrambi i Ces, i posti disponibili sono circa 250: pochi per il Naga, che stima in 3mila la presenza dei rom (a differenza del Comune, secondo cui sono 700). I risultati finora raggiunti in termini di integrazione sono pochi per il Naga: in nove hanno ottenuto un lavoro e stabilità abitativa una volta usciti dal Ces.
Posizionare la nuova struttura in via Bonfadini potrebbe creare anche attriti con i rom che abitano il centro autorizzato. Un insediamento storico di italiani, abitato da italiani, che non vedono di buon occhio i rom romeni, la maggioranza dei nuovi arrivati: "Ci sono dei precedenti e la zona ha già un grande disagio abitativo", commenta Vitali.
Secondo il Naga per uscire dalla logica emergenziale della questione rom è necessario considerare il gruppo come una minoranza linguistica e culturale che merita una tutela. Per questo in occasione dell'8 aprile, giornata internazionale di rom e sinti, l'associazione promuove insieme a Upre Roma, Arci, Camera del Lavoro e altre associazione una raccolta firme per portare in Parlamento la legge d'iniziativa popolare "Norme per la tutela e le pari opportunità della minoranza storico linguistica dei rom e dei sinti". (lb)