Milano, la Casa della cultura islamica: “No alla moschea di una sola associazione"
MILANO – "La moschea a Milano deve stare sotto l'egida delle istituzioni. Non può essere di una associazione". Benaissa Bounegab, direttore della Casa della cultura islamica di via Padova 144 (organismo che non si riconosce in alcuna organizzazione islamica, specifica), la pensa così in merito alla polemica esplosa dopo il lancio della campagna del Caim (Coordinamento delle associazione islamiche di Milano Monza e Brianza) "Moschea sì prego".
Piuttosto che appoggiare una struttura finanziata e voluta da un'associazione, Bounegab propende per una moschea della città, data in affidamento ad un'associazione. "La soluzione è trovare dei finanziamenti nell'ambito internazionale, in quello che le istituzioni considerano l''Islam buono'", aggiunge. I Paesi più accreditati per il finanziamento dell'opera, in questo momento, sono due: Marocco e Giordania. "L'Egitto non piace per le posizioni politiche che esprime", precisa affermando che "sarà sicuramente una monarchia" il Paese che finanzierà la moschea milanese.
"Il modello da seguire è lo stesso della Grande Moschea di Roma, che 40 anni fa è stata realizzata dall'Arabia saudita e poi data in gestione alle associazioni italiane", aggiunge. D'altronde, sottolinea il presidente della Casa della cultura islamica, non esistono concordati tra lo Stato italiano e le associazioni islamiche. La gestione di una moschea apre comunque un problema. La faccenda ora è solo politica: Milano non può presentarsi senza moschea all'Expo", conclude. Più che realizzarne una nuova, Bounegab suggerisce di ristrutturare e rendere più accessibili i centri dove si prega già oggi. (lb)