Minori in carcere, "lavorare abbassa la recidiva". Al Sud più attenzione alla formazione
ROMA - L’inserimento lavorativo dei giovani detenuti negli istituti minori è un aspetto fondamentale per permettere loro un reale inserimento nella società. È quanto emerge dal rapporto di Antigone “Ragazzi Fuori”, che ha analizzato l’offerta formativa degli istituti minorili in Italia. Accanto a strutture che sono in grado di attrarre finanziamenti da enti locali e da privati, ne esistono altri dove le alternative sono poche. Per quanto riguarda la formazione professionale, non tutti erogano corsi riconosciuti dalle Regioni e partecipano ai bandi emanati dallo Stato. La quasi totalità offre però la possibilità di frequentare laboratori professionali: vi sono strutture detentive con laboratori di panetteria, pasticceria e cioccolateria che prevedono anche la vendita dei prodotti all’esterno degli istituti, come succede a Torino, Milano, Palermo.
Dal rapporto emerge come alcune strutture abbiano attivato esperienze di borse lavoro, tirocini, apprendistato, work experience, simulazioni di impresa (Milano, Torino, Treviso, Bologna, Pontremoli, Airola, Bari, Quartucciu, Potenza). In alcuni casi i ragazzi lavorano nel carcere svolgendo attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, seguiti da esperti artigiani nei settori dell’edilizia, dell’elettricità, della termoidraulica e meccanica, del giardinaggio, della lavorazione dei metalli e del legno. Il lavoro all’esterno presso imprese o cooperative sociali, invece, è molto raro.
Nel sud Italia c’è una maggiore attenzione alla formazione professionale con corsi che variano da un minimo di 200 ad un massimo di 600 ore, articolati in lezioni teoriche e pratiche e spesso finanziati dai Piani Operativi Regionali del Fondo Sociale Europeo. Esiste anche la possibilità di assolvere all’obbligo formativo con corsi triennali di formazione che consentano di ottenere il riconoscimento di una qualifica professionale e non di un semplice attestato di frequenza. Per quanto riguarda gli istituti penali minorili del Nord, quello di Milano e di Torino sono le punte d’eccellenza: offrono un’ampia offerta formativa e concrete possibilità di inserimento lavorativo attraverso work experience e simulazioni d’impresa, sostenute da una solida partnership tra attori locali.
Il successo lavorativo dei giovani detenuti dipende dal coinvolgimento del territorio: avviare collaborazioni con imprese locali è il modo migliore per reinserire i minori nella società una volta usciti dal carcere. Avere una adeguata formazione professionale, infatti, abbassa la recidiva. Il rapporto di Antigone mette, però, anche in luce alcune criticità come la perenne carenza di fondi istituzionali dedicati all’inserimento lavorativo. Inoltre nella maggior parte dei casi si presta poca attenzione ai profili professionali richiesti dalle aziende e da ciò ne consegue un’offerta formativa, il più delle volte, non in linea con le reali esigenze del mercato del lavoro.