Minori in carcere, nel 2014 solo 71 ragazzi hanno terminato il percorso di studio
ROMA - La maggior parte dei minori detenuti nelle nostre carceri non ha completato le scuole dell’obbligo. Lo afferma l’associazione Antigone che nel rapporto “Ragazzi Fuori” analizza l’offerta didattica dei 16 istituti penali minorili in Italia. Per l’anno scolastico 2014/2015 sono stati attivati dieci corsi di alfabetizzazione linguistica e per l’integrazione linguistica e sociale, frequentati da 84 minori, quasi tutti stranieri; in 11 istituti, invece, 98 ragazzi hanno frequentato la scuola primaria. Tredici strutture hanno offerto corsi per prendere il diploma di scuola secondaria inferiore a 115 allievi. Sono solo sette quelle che, infine, permettono di diplomarsi alla scuola secondaria superiore, dove studiano 60 minori.
Per quanto riguarda gli esiti della formazione e il conseguimento del titolo finale, il successo maggiore è ottenuto dai corsi di alfabetizzazione linguistica e scolastica, non rivolta esclusivamente a stranieri. È, invece, molto bassa la percentuale dei ragazzi che raggiungono la licenza elementare o media. Nel 2012 su 1066 iscritti ai corsi solo 201 ragazzi hanno ottenuto crediti formativi, 88 l’ammissione e 71 il conseguimento del titolo.
Le attività scolastiche si svolgono quasi sempre di mattina, solo in qualche caso sono previsti nella fascia pomeridiana per consentire a tutti di lavorare. I giorni di scuola però variano da istituto a istituto e le ore di lezione vanno da un minimo di tre e un massimo di 5. Spesso i corsi sono organizzati in moduli per consentire la frequenza nei casi in cui le pene da scontare siano basse: i direttori delle strutture dichiarano, infatti, di far fatica ad attivarli data l’incertezza sul tempo di permanenza dei ragazzi.
I docenti dei corsi di alfabetizzazione linguistica sono spesso dei volontari, quelli della scuola primaria e secondaria provengono, invece, da istituti scolastici e sono docenti dei Centri Territoriali Permanenti o dei Centri Provinciali di Istruzione per Adulti. In qualche caso gli insegnanti appartengono a scuole private. Negli istituti di Catania e di Torino, ai docenti di ruolo si affiancano insegnanti volontari o dipendenti da enti locali per aiutare i ragazzi che si preparano agli esami. Non ci sono, però, docenti di sostegno in nessuna struttura, nonostante siano numerosi i giovani con difficoltà fisiche e psichiche e non risulta che ci siano programmi speciali per giovani con disagio comportamentale.
I corsi scolastici si svolgono in aule attrezzate con una dotazione minima (carte geografiche, libreria). Mancano ovunque laboratori per attività sperimentali connesse all’educazione scientifica anche se nella maggioranza degli istituti sono disponibili computer. Solo in quattro sono presenti aule d’informatica, mentre in tutti c’è una stanza adibita a biblioteca e utilizzata anche per le attività didattiche. A Catania è stato attivato un protocollo d’intesa con una biblioteca comunale che, oltre ad offrire il servizio di prestito libri, organizza un laboratorio di scrittura creativa. I familiari, quando possono, forniscono ai ragazzi i testi scolastici, mentre i docenti preparano dispense e si fanno carico di portare materiali didattici. L’arricchimento dell’attività didattica con visite sul territorio a musei o a mostre è una pratica eccezionale e lasciata alla discrezione degli insegnanti.
I docenti non hanno conseguito una formazione specifica per l’insegnamento in un contesto particolare come quello di un istituto penale minorile: la loro presenza in carcere dipende dalla posizione in graduatoria presso i Centri Provinciali, dalla selezione effettuata dal dirigente scolastico e dalla loro disponibilità. All’inizio di ogni anno scolastico sono però affiancati da alcuni educatori che li aiutano a comprendere le caratteristiche della struttura in cui si trovano.