Minori migranti scomparsi, "sono sempre di più lungo la rotta dei Balcani"
BRXELLES - Dire quanti siano precisamente è assolutamente impossibile, ma la sensazione di chi se ne occupa è che il problema dei bambini migranti non accompagnati che scompaiono nell'Unione europea si faccia di mese in mese più grave. I minori soli che arrivano in Europa sono sempre più numerosi, la situazione è sempre più caotica. Risultato: “Più minori molto giovani arrivano nell'Unione europea e molti di più scompaiono”, spiega Federica Toscano, project officer responsabile di Missing Children Europe, federazione europea di 30 ong in 24 paesi europei, che si occupa di bambini scomparsi o sfruttati. Un fenomeno, quello della scomparsa di minori sempre più piccoli, che “viene riportato in moltissimi Stati europei” ma che “è aumentato tantissimo soprattutto lungo la rotta dei Balcani occidentali, dove ci sono frequenti casi di separazioni familiari”, continua Toscano, che per Missing Children ha curato il Rapporto Summit, che ha analizzato le pratiche di sette Paesi europei in tema di prevenzione, risposta e tutela dei minori migranti non accompagnati che si disperdono in Europa.
Come vi siete spiegati l'aumento delle scomparse di minori più giovani?
Io credo che ci sia un problema di tratta di esseri umani sempre più grosso. Questi bambini sono molto vulnerabili, durante tutto il loro percorso la rete di trafficanti è molto molto forte e se sei un minore di 7-8 anni sicuramente sei più portato ad avere fiducia in qualcuno che parla la tua lingua, che hai visto lungo il tuo percorso. E queste persone non sempre hanno le migliori intenzioni.
La situazione più critica è nei Balcani occidentali?
La situazione è diversa da Stato a Stato. In Ungheria a febbraio 2016 è scomparso il 90-95% di minori non accompagnati, in Slovenia circa l'80%. In altri paesi, specie in Grecia o in Italia, i minori spariscono prima di qualsiasi registrazione, quindi non sappiamo quanti siano. Insomma ci sono problematiche molto preoccupanti tipiche dei paesi ai confini europei, ma anche problematiche tipiche di paesi come Regno Unito, Svezia, Germania, paesi considerati di destinazione, dove però i network di trafficanti sono estremamente potenti e troviamo le stesse o simili percentuali di scomparsa di Italia o Grecia. Nel Regno Unito, ad esempio, c'è una comunità afghana e vietnamita molto forte che attrae i minori per sfruttamento lavorativo. È difficile capire quale sia la situazione più preoccupante.
Europol parla di circa 10 mila minori scomparsi in Europa. Vi sembra una cifra realistica?
Ci sembra che sia sottostimata. Basta pensare che nel 2015 il numero di minori scomparsi in Italia è stato più o meno di 5 mila, in Germania più o meno di 5 mila, in un mese in Svezia in una cittadina sono state registrate mille scomparse: siamo già a più di diecimila solo contando tre stati. Ma il problema è che è davvero difficile capire quanti minori scompaiano in Europa.
Perché è così complicato?
Perché tutto il sistema di data collection in Europa per quanto riguarda la ricezione dei minori non accompagnati e la scomparsa è assolutamente disomogeneo e ci sono delle falle chiare. Ad esempio già sapere quanti minori non accompagnati ci sono in Europa è molto difficile perché in tanti Stati ci sono registri nazionali per i richiedenti asilo, ma sappiamo che c'è un numero molto consistente di minori non accompagnati che non chiedono protezione internazionale e di questi è difficile avere un'immagine. Per quanto riguarda scomparse la situazione è ancora più critica.
Cioè?
In molti stati europei il registro delle scomparse dei minori non accompagnati è assolutamente poco rappresentativo perché c'è un problema di reporting delle scomparse. Non solo perché questo viene fatto in ritardo, in maniera sommaria, ma anche perché c'è un vero problema di mancanza delle denunce, per diverse ragioni. Alcune sono legate al fatto che c'è mancanza di risorse umane e questo a volte causa ritardi o porta a lasciare perdere. Però c'è anche un generale atteggiamento superficiale nei confronti delle scomparse dei minori migranti.
A cosa è dovuto?
Spesso si da per scontato che i minori lascino il centro per loro spontanea volontà, cosa che non è vera in tutti i casi. È vero che i movimenti secondari, specie da Italia e Grecia sono importanti e che tanti minori lasciano i paesi perché hanno questi piani migratori, ma non è sempre così. Andrebbe fatta una valutazione della situazione per capire se il minore è a rischio scomparsa e questo spesso non viene fatto. Inoltre quello che abbiamo capito dal nostro studio è che non c'è una vera strategia, un vero follow up, di queste scomparse. È difficile seguire il destino di un bambino perché c'è una mancanza di cooperazione internazionale. Noi notiamo una mancanza di strumenti per scambiarsi informazioni, quelli che esistono normalmente per i minori che scompaiono non vengono usati per minori non accompagnati.
Qual è la percentuale di minori ritrovati?
Sono pochissimi. Tutti quelli che hanno comunicato con noi dandoci dei dati ci hanno segnalato che la quota di minori ritrovati è bassissima. Non saprei dire una percentuale ma sicuramente è di ordine molto molto inferiore al 50%, ma direi forse il 10%.
Cosa si può fare per cambiare le cose?
In tutti gli stati abbiamo riscontrato che la cosa che funziona di più è creare un rapporto di fiducia col minore, che è anche la cosa più difficile da inquadrare in una procedura. È molto difficile però alcune strategie che i centri hanno messo in atto per dare modo al minore di esprimere le proprie aspettative, per prendere tempo, hanno effetto positivo. Poi servono procedure. Bisogna sapere esattamente chi è responsabile per cosa: chi ha responsabilità di avere un registro con tutte le informazioni sui minori a livello nazionale, come le forze di polizia devono reagire alla scomparsa, chi devono coinvolgere.
Cosa chiedete all'Unione europea?
Prima di tutto fondi per il training degli operatori, per fare capire quali sono le strutture che esistono, perché ne esistono, e come utilizzarle al meglio. E subito dopo progetti per migliorare la cooperazione internazionale e lo scambio di informazioni nei casi di tratta di esseri umani. (Letizia Pascale)