Minori stranieri, inchiesta su case di accoglienza in Sicilia. Cnca: “Serve sistema oltre l’emergenza”
ROMA – “Le inchieste giudiziarie che hanno scoperto in Sicilia, tra Gela e Catania, una gravissima situazione che riguardava case di accoglienza per i minorenni stranieri sono solo l’ultimo caso esemplare di una questione che sia noi sia tante altre organizzazioni del terzo settore poniamo inutilmente da molto tempo: non si può gestire un sistema di accoglienza, per anni, con semplici procedure di emergenza”. E’ quanto dichiara Liviana Marelli, del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca). Che aggiunge: “Solo regole e standard rigorosi ed esigenti possono contrastare il malaffare. Anche per questo abbiamo considerato del tutto errato sguarnire il sistema Sprar in favore dei centri di accoglienza straordinari, sottoposti a una regolamentazione meno stringente, come ha ritenuto di fare il governo”.
Secondo il Cnca, “più che approvare ‘decreti sicurezza’ occorre implementare un sistema di accoglienza adeguato, che assicuri il rispetto dei diritti delle persone straniere, dei minorenni in particolar modo, e – nel contempo – impedisca l’ingresso nel settore di soggetti senza scrupoli. Ci sono tante comunità, in Sicilia e in Italia, che sono in grado di offrire accoglienza di qualità e rispetto umano”.
“Il Cnca – conclude Marelli - organizzerà, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 2019, un seminario ad hoc, a Catania, per analizzare la situazione dell’accoglienza dei minorenni stranieri non accompagnati in Sicilia e avanzare precise richieste ai decisori politici, d’intesa con altre organizzazioni sociali attive nella regione”.